Alba Fucens un sito archeologico

 

 

Il processo della colonizzazione romana dell’Italia, caratterizzato da “nuove” fondazioni in aree geografiche e in siti particolarmente funzionali alle diverse esigenze dei centri abitati in generale, come ad esempio l’amministrazione del territorio, il controllo militare dell’area, lo sfruttamento della terra ecc., segue uno schema più o meno regolare, seppur rimane impossibile determinare delle costanti riferibili a tale processo. L’interesse per siti particolarmente funzionali in diverse aree geografiche è ben riscontrabile sin dalle prime fondazioni romane, il caso qui preso in esame viene anch’esso a rispondere di questa ricercata funzionalità del posizionamento sia geografico che topografico, per cui s’intende una considerazione “interregionale” ed una “locale” riferibile al sito sul quale viene stabilendosi il centro abitato. Intento di questo contributo non è certo aggiungere nuovi elementi alle numerose trattazioni relative alla città di Alba Fucens, ma quello di descrivere molto sinteticamente con l’ausilio delle precedenti pubblicazioni la sua situazione topografica, soffermandosi in particolare su un edificio per il quale oggi si identifica una particolare funzione e nel quale dei ritrovamenti effettuati in loco porterebbero a identificare dei personaggi che hanno avuto una certa importanza all’interno di una vicenda storica della città, importanza dei quali viene testimoniata anche dalla fattezza dei ritratti e l’eccezionalità dell’edificio in cui una delle due sculture è stata rinvenuta.

Area geografica e Fucino
Nel territorio degli Equi al confine con quello dei Marsi, i Romani fondarono il centro di Alba Fucens. Già il nome della città fornisce elementi fondamentali caratterizzanti la topografia del territorio: Albe, una delle tre cime collinari della città; Fucens, dal vicino lago del Fucino. Nell’odierno Abruzzo, a pochi chilometri da Avezzano, la città si trovò nella IV regio (Samnium) con la riforma Augustea. In un punto strategico all’incrocio di diverse valli fluviali il centro godette di una diretta comunicazione con il Lazio e la Campania attraverso la valle del Liri, o anche con Roma solo dopo aver oltrepassato Tibur attraverso la valle dell’Aniene, così come anche altre aree quale per esempio la zona reatina collegata attraverso la valle del Salto, o ancora il sistema di tre diverse vallate che conducono al Sannio e all’Adriatico.

 

Nel cuore dell’appennino centrale la città si situa su una collina a 300 m. di altezza circa sopra la pianura circostante, su un pianoro individuato da tre alture: colle di San Nicola, di San Pietro e del Pettorino. Nel pianoro, detto Piano di Civita, si inquadra l’abitato vero e proprio a differenza delle alture che vedono la costruzione di santuari nel caso del Pettorino a est e S. Pietro a sud, mentre l’acropoli sul colle di Albe. Questo crocevia dell’Italia centrale non è dato solo dalla presenza delle valli fluviali quanto anche dalla repentina costruzione di assi stradali, “classici” testimoni dell’espansione romana, che ripercorrono le direttrici naturali di queste vallate. Di primaria importanza era la via Valeria, un prolungamento della Tiburtina edificata nel 307 a.C. da M. Valerio Massimo che passava a nord-est di Alba Fucens e che la collegava direttamente a Tibur/Tivoli, centro al confine tra Sabina e Latium e il quale consisteva in un vero e proprio accesso all’agro romano.
Elemento caratterizzante il paesaggio era certamente il lago dal quale il centro deriva il nome. Il Fucino, oggi prosciugato dopo i lavori ottocenteschi iniziati nel ’55 e portati a termine nel ’76 sotto la guida dell’ingegnere Alessandro Brisse con i finanziamenti dei Torlonia5, consisteva di un lago particolarmente problematico. Era un sistema lacustre esteso per circa 155 Km con una profondità massima di 18 metri, la problematica più grande consisteva dell’assenza di un vero e proprio emissario naturale che aveva come conseguenza un’elevata variabilità del livello del lago che portava molto spesso ad esondazioni particolarmente gravose per le aree circostanti. Nonostante questa facilità di esondazione del lago, Alba Fucens non risentì di questa problematica grazie alle posizione di altura occupata dal centro, a differenza di numerosi altri siti che sin dall’antichità erano toccati dal problema. Non è un caso che il primo progetto idraulico di riqualificazione dell’area lacustre si dati sin da Giulio Cesare, che inquadra il progetto all’interno di altre numerosi accorgimenti per velocizzare l’approvvigionamento della capitale . Augusto non si occuperà della questione, sarà Claudio infatti il primo imperatore a svolgere un tentativo di riduzione della superficie lacustre, effettuando un’opera ingegneristica di particolare imponenza per la quale l’imperatore volle un’inaugurazione “monumentale” come ricorda Svetonio trattando del Fucino nella sezione dedicata a Claudio del “De Vita Caesarum” (Cap. XX- XXI).

Alba Fucens
La colonia latina di Alba Fucens venne fondata nel 303 a.C. Con la rottura del Foedus Cassianum (493-338 a.C.) Roma continuerà a fondare colonie latine e inizierà anche a dedurre colonie di diritto romano. Senza entrare nel grande tema delle differenze dei due diversi statuti, si ricorda semplicemente come le colonie romane e le colonie latine, almeno nei loro primi esempi, venissero ad essere dedotte generalmente da un diverso numero di coloni che per quelle romane contavano 300 unità mentre per le latine un numero variabile che andava dalle 2000 alle 6000. La scelta del numero dei coloni ovviamente veniva effettuata in base a diversi fattori che caratterizzavano il luogo di nuova fondazione come ad esempio: le popolazioni vicine più o meno ostili a Roma, il territorio da amministrare, la topografia del territorio e così via dicendo.

 

Livio scrive della fondazione di Alba Fucens informando dell’invio di ben 6000 coloni per la deduzione di questo nuovo centro, dato che chiarisce la sua effettiva importanza strategica e che spiega i numerosi tentativi da parte delle popolazioni locali di riconquistare il punto nevralgico ricoperto da questa nuova città. Volendo fornire semplici ma esaustivi dati storici della città e avvalendosi delle informazioni date nella Guida Archeologica Laterza di Coarelli e La Regina (1984), al quale si rimanda per una più attenta lettura, si ripercorrono le principali informazioni storiche della città. La pianificata programmazione di quest’area è individuabile anche attraverso la sua zonizzazione, per cui si può osservare la presenza prima degli edifici amministrativi, poi commerciali e ancora successivamente religiosi. La rete viaria della colonia consiste di strade orientate nord-ovest, sud-est, che inquadrano isolati disposti con i lati lunghi sulla viabilità principale, dove certamente la via del Miliario rappresenta l’asse principale della città. Senza entrare nel dettaglio della descrizione di ciascun edificio si osserva semplicemente la loro disposizione all’interno di questa ampia area pubblica. Partendo da Nord si incontrano: Comizio, Foro, Basilica, Macellum, terme principali, Santuario di Ercole/Forum pecuarium, ai margini dell’area pubblica si trovano il teatro, costruito sulle pendici del Pettorino, e l’anfiteatro, costruzione come su visto di età imperiale.

Terrazza “campus”
All’esterno della cinta muraria nel settore settentrionale si erge la costruzione di un’ampia terrazza oggi in parte interpretata come un “Campus”, edificio adibito allo svolgimento dei giochi e allenamenti della locale “iuventus”. La costruzione consiste di una terrazza rettangolare lunga 157,5 m, ed una larghezza variabile a nord di 48,50 m a sud di 51,20 m. Consta di un unico ingresso individuabile in un lungo corridoio al quale si accede attraverso l’asse stradale della via dei Pilastri. L’edificio, che altro non è che un terrazzamento rinforzato da tre contrafforti esterni, presenta al suo interno alcuni elementi strutturali che aiutano e complicano allo stesso tempo l’interpretazione sopra detta. Si trova rispettivamente partendo dal lato Sud-Ovest una grande esedra absidata (profonda 10 m, e con un diametro di 20 m) che con tutta probabilità doveva ospitare delle raffigurazioni statuarie. Sul lato Nord-Ovest della terrazza si incontra un colonnato, di cui oggi solo alcune colonne sono state individuate e dietro al quale due lunghi corridoi si estendono per una lunghezza totale di circa 148 m interpretabili come “xystus” (pista per le corse) e forse decorato con un fregio d’armi come proposto da Van Wonterghem. Nell’area più a Nord della terrazza si incontra invece un monumento sepolcrale che è stato interpretato come precedente all’intero edificio, ad esso si addossa un recinto identificato come “Heroon” e caratterizzato dalla suddivisione in due ambienti. La complessità dell’edificio fa sì che la semplice interpretazione di esso esclusivamente come “campus” non sia esaustiva. Se infatti si dovesse considerare solo tale funzione risulterebbero di difficile interpretazione alcune scelte per l’edificio come la presenza dell’esedra, del monumento sepolcrale, così come anche la scelta del luogo stesso. Si è osservato come ci sia nell’edificio un tentativo di sacralizzazione anche attraverso la disposizione in asse dell’esedra absidata con il monumento sepolcrale.
I dati disponibili riguardanti la città in epoca precedente alle guerre annibaliche sono pressoché inesistenti. Sia nel quadro delle vicende belliche che vedono Roma scontrarsi contro Cartagine, sia nel successivo conflitto sociale tra Roma e Italici, Alba Fucens sembra aver sempre mantenuto una posizione fedele alla capitale, seppur con qualche eccezione come ad esempio nel caso del 209 a.C., anno nel quale la città non esaudì la richiesta di Roma dell’invio di nuovi milites come i 2000 soldati inviati due anni prima (211 a.C.). Il ricordo di questi eventi ci vengono offerti da Appiano.

 

 

Diversamente Livio ricorda come la posizione isolata del centro abitato fu sfruttato dai romani nel corso del II secolo a.C. per la detenzione di importanti sovrani ostili a Roma, uno tra tanti il re Perseo di Macedonia. Con la fine della guerra sociale e con i diversi momenti legislativi che cambiarono definitivamente la natura giuridica dei diversi centri delle regioni italiane, Alba Fucens ricevette la cittadinanza romana e divenne un Municipium.
Nella prima guerra civile la distribuzione delle terre appartenenti a questo centro ai veterani di un comandante di parte Sillana fa ipotizzare la posizione Mariana di Alba Fucens. Questa posizione viene anche ipotizzata sulla base di un avvenimento successivo (78 a.C.) riguardante il figlio del console Lepido, Scipione, che si era qui diretto per l’arruolamento di truppe da utilizzare contro il potere sillano. Anche per il periodo imperiale non si hanno molte informazioni. Alcune epigrafi aiutano a ricostruire il quadro di alcuni importanti personaggi legati alla città, come ad esempio la famosa iscrizione dell’anfiteatro che riporta il nome del prefetto al pretorio di Tiberio, Q. Nevio Cordo Sutorio Macro, che dedicò l’edificio prima del suicidio obbligato da Nerone. L’ultima notizia che si ha della città si ritrova nel VI secolo nel contesto delle guerra gotica dove Alba appare come una città ormai quasi vuota. Relativamente all’impianto urbanistico della città si osserva una regolarità che non viene a caratterizzare invece la cinta muraria che si adatta al ciglio tattico del “pianoro” inscrivendo al suo interno i sistemi collinari sopra detti. La datazione delle mura, lunghe circa 3 km, sembra essere di poco successiva al 303 a.C. seppur sembrano presenti rifacimenti e ampliamenti successivi. Nelle mura della città si aprono quattro porte (p. Fellonica; p. di Massa; p. Massima; p. Meridionale) alle quali si aggiungerà successivamente, con la costruzione dell’anfiteatro, una quinta porta direttamente connessa all’edificio. La morfologia del terreno condizionante per la cinta difensiva, influenza ovviamente anche lo schema urbano che trova il tracciato originante in quello di fondovalle che non viene però ad essere “sovrascritto” da un percorso stradale. Si trova infatti in posizione centrale l’ampia area pubblica, programmata sin da subito, che si estende per l’intera lunghezza dell’abitato e percorsa sui lati lunghi da due assi viari: Via del Miliario, che sfocia su porta meridionale, e Via dei Pilastri, che sfocia sull’ingresso della successiva Terrazza Settentrionale.

Conclusioni
Come si è potuto osservare la colonia latina di Alba Fucens risulta essere un centro di particolare importanza strategico-militare partendo dalla sua stessa fondazione che vede un numero elevato di coloni dedotti. La sua collocazione in posizione elevata consente alla nuova colonia di non essere toccata da problematiche che invece colpiscono i centri più vicini alla costa del Fucino. Il Lago del Fucino; particolarmente importante per l’economia di quest’area geografica ma altrettanto problematico per l’assenza di un emissario venne ad essere oggetto in diversi momenti storici prima di una riduzione (in età imperiale) poi di una totale eliminazione (nel XIX secolo). L’importanza della colonia è data anche dal posizionamento geografico che la vede immersa in un territorio abitato da popolazioni che furono nel tempo ostili a Roma. La rete stradale inoltre rende il centro un vero e proprio crocevia impostato nel centro Italia. Tutti questi fattori contribuiscono ad aumentare il valore di questo centro che non a caso più volte è stato oggetto di tentativi di riconquista o tentativi di “ribellione” come nel caso del personaggio qui preso in considerazione.
In questo quadro geografico la città di Alba Fucens, caratterizzata dalla presenza di tre sistemi collinari e una vallata (piana di Civita) collocati all’interno della cinta muraria, presenta subito all’esterno delle mura una struttura di difficile identificazione funzionale per la presenza di più elementi che complicano la situazione. Certa è la funzione di Campus ma non l’unica. La presenza di una struttura sepolcrale ed un secondo edificio adibito e anche un’esedra su uno dei lati della terrazza settentrionale fanno aggiungere anche una possibile funzione di heroon, ma quale personaggio venisse qui ricordato non è certo. Il ritrovamento di un ritratto all’interno di questa struttura certamente aiuta nella sua identificazione, anch’essa però problematica. Se all’inizio infatti si pensava potesse rappresentare Silla, oggi si propone di vedere nel ritratto, databile al I secolo a.C., Lepido il futuro triumviro, che bene si collega ad un evento storico databile appunto al 78 a.C. e collegato ad un Lepido fratello del triumviro che si ipotizza di individuare in un secondo ritratto rinvenuto all’interno della colonia. Di conseguenza si può forse immaginare come il futuro triumviro in un momento favorevole della sua carriera politica dedicò la terrazza settentrionale al ricordo del fratello (adottato da uno Scipione) che tentò di aiutare il padre (Lepido console del 78 a.C.) contro la potenza Sillana ma entrambi sconfitti, per cui il padre venne esiliato, il figlio giustiziato.

 

Testo: Dott. Simone Micelli – Sapienza University of Rome

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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