Il borgo di Escher, Castrovalva

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Nel tratto tra Pratola Peligna e Cocullo, è possibile scorgere verso meridione, in cima a una cresta rocciosa, un paesino di poche case aggrappate alla montagna. In tanti si saranno chiesti se quelle case avessero un nome e chi poteva pensare di vivere lassù. Il nome di quel borgo è Castrovalva, e come è facile intuire deriva da Castrum de Valva; questo ne testimonia sia l’appartenenza all’antica diocesi di Valva, che aveva sede nella basilica di San Pelino a Corfinio, sia la realtà, peraltro molto evidente, di borgo fortificato, dal latino castrum. La stretta strada per arrivarci è costretta ad arrampicarsi, tornante dopo tornante, lungo il fianco della montagna a strapiombo sul fiume Sagittario, e poi a penetrare il crinale castrovalva-2con una stretta galleria. Forse per questo Castrovalva è esclusa dai più battuti percorsi turistici, nonostante la sua vicinanza con la frequentatissima Scanno. Per Castrovalva insomma non si passa casualmente, ma ci si arriva soltanto se in qualche modo se ne è già sentito parlare. La difficoltà, solo apparente, della strada può scoraggiare i visitatori meno intraprendenti, ma ai “coraggiosi” riserva il fascino di un luogo intatto, fuori del tempo. A questo borgo lungo e stretto, tagliato dai venti che lo sferzano impietosi per la sua ardua posizione sul crinale, era salito ottant’anni fa un geniale artista olandese, solitario esploratore dei sentieri più impervi dell’Abruzzo, alla ricerca di luoghi magici: Maurits Cornelius Escher. Egli probabilmente scoprì Castrovalva con la meraviglia di chi raggiunge una meta insperata, e a questa vera sorpresa Escher dedicò un’enigmatica litografia che è al tempo stesso rappresentazione realistica del luogo ma anche sua trasposizione metafisica. L’occhio dell’artista la coglie come punto d’arrivo, e non come osservatorio privilegiato per spaziare a volo d’uccello sul paesaggio circostante, nell’intento di esaltare la fatica ma anche l’ansia per arrivarci. La prospettiva è molto ardita, così come appaiono le sottostanti gole del Sagittario, e il paese occupa nel quadro il vertice sinistro, avvolto dalle nubi e facendo presagire il senso di vertigine che si proverà affacciandosi dal belvedere; Anversa degli Abruzzi (di cui Castrovalva è una frazione) si scorge in basso sul fondo della valle, già lontanissima benché la salita sia ancora lunga. Dopo aver abbandonato l’Italia per problemi con ilcastrovalva-3 regime fascista, Escher portò alle estreme conseguenze la problematica delle sue tematiche sulla rappresentazione della realtà, inventando quei mondi impossibili, nati giocando sugli effetti distorcenti della prospettiva, che lo hanno reso famoso. Di queste sue astrazioni è emblematico il disegno della doppia loggia dentro la quale un uomo si arrampica rimanendone sempre all’esterno; chissà se alla base dell’enigma non vi fosse il ricordo delle ardue salite ai borghi d’Abruzzo, di Castrovalva soprattutto ma anche di Opi, Alfedena, Goriano Sicoli. Chissà inoltre se a ispirare la serie delle metamorfosi, in cui secondo delle costanti matematiche un oggetto dà continuamente origine a uno nuovo, non vi fosse il gioco a incastro delle case di pietra, l’inestricabile labirinto dei paesi montani abruzzesi. Castrovalva non è però soltanto il luogo surreale, un po’ inquietante, reso famoso da Escher: ci si può ritrovare anche una pace ascetica tutta nostrana, quella dei solitari eremi della Majella o delle abbazie benedettine immerse nel verde.

 

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Autore:  Pirani F. – Treffers B. – Nell’occhio di Escher, Mondadori Electa, Milano 2004  Maurits Cornelis Escher, Castrovalva. Ottawa, National Gallery of Canada.
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Tratto da  www.comune.anversa.aq.it – Castrovalva veduta aerea
Credits: Destinazione Abruzzo
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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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