Ho portato a cavallo una nuvola dall’Abruzzo al Gran Paradiso

Paola Giacomini

«Ho celebrato il centenario del Parco nazionale d’Abruzzo e di quello del Gran Paradiso, entrambi datati 1922, con un viaggio dedicato», dice Paola Giacomini, viaggiatrice a cavallo di lungo corso. Nel suo corral in Val di Susa dove oggi vive c’è posto per Isotta, 30 anni e mille avventure, Custode e Cigheré i due cavalli mongoli con i quali ha attraversato le steppe asiatiche in un viaggio in solitario durato un anno e mezzo. Era il 2019, quando Giacomini concluse il progetto a Fieracavalli Verona. Il Covid ha poi rallentato i suoi programmi, ma non l’entusiasmo e in estate ha di nuovo sellato i cavalli

Due regioni distanti, Abruzzo e Valle d’Aosta, ma simbolicamente unite dall’elemento che dà la vita: l’acqua. «Ho portato con me una borraccia che ho riempito con l’acqua delle fontane trovate nel cammino. Trasformata in vapore, l’ho donata al ghiacciaio del Gran Paradiso. Un omaggio per Madre natura», dice Giacomini. Un progetto preparato mappa in mano.«Un anno di ricerche, ho contattato amici e conoscenti esperti dei sentieri che avrei voluto percorrere, quindi i responsabili dei parchi che intendevo attraversare per organizzare incontri con professionisti e tanti giovani per affrontare insieme tre temi legati ai cambiamenti climatici e alla biodiversità: il ghiaccio che si scioglie, il lupo che torna e la foresta che cambia». Il viaggio è iniziato il 15 giugno da Pescasseroli. «La prima acqua raccolta è stata quella della fonte dell’Orso». Quindi, Giacomini si è spinta verso la montagna, verso «i pascoli di alta quota non più terra di transumanza e ridotti a boscaglia». Verso «le vene d’acqua non più curate dall’uomo, con nuovi equilibri a scapito degli animali selvaggi». E racconta: «Al confine tra il Parco Nazionale d’Abruzzo e la Maiella ho fatto un bivacco al passo Godi. C’era un fontanile e greggi al pascolo. È arrivato un pastore e si è dissetato. Poi tre lupi, hanno bevuto e se ne sono andati. Quindi, è stata la volta di un cervo. Tante creature, ognuna con un suo percorso. Noi, abbiamo bevuto per ultimi».

Un bivacco sotto le stelle
Agronoma, la passione di Giacomini per i viaggi in solitario a cavallo è nata «da adolescente quando su un ritaglio di giornale ho letto dell’esperienza di due francesi partiti dalla Terra del Fuoco per l’Alaska, tre anni tra le montagne. Mi sono detta: posso farlo anche io. Ho frequentato maneggi e preso lezioni, e ho lasciato Torino». Dall’Abruzzo alla Valle d’Aosta, Giacomini ha dovuto fare i conti con un’estate di caldo torrido, sorgenti prosciugate, pascoli risecchiti. «Ho sempre bivaccato all’aria aperta, sacco a pelo e un telo steso tra gli alberi per ripararmi dall’umidità notturna. Partenza alle 4 del mattino, col fresco. La tappa più lunga 25 km, ridotti a 5 nei giorni più caldi», racconta. Il viaggio ha superato i cento giorni programmati. Giacomini ha raccolto acqua nelle fontane dei parchi e testimonianze di quest’Italia che cambia. «Nel Parco Nazionale d’Abruzzo ci sono molti divieti e ho dovuto chiedere dei permessi. Sul Gran Sasso ho incontrato Ovidio, Ruggero e Valeria, pastori con greggi a Campo Imperatore. Lei veterinaria e imprenditrice. La lana delle loro pecore non finisce in discarica, ma viene spedita a Biella per la filatura, poi tinta con colori vegetali e commercializzata col marchio AquiLana. Un ciclo virtuoso per un prodotto completamente naturale, di pregio e made in Italy».

Luoghi antichi, dove l’uomo incontra da sempre la natura
Tra i Monti Sibillini, Giacomini ha sperimentato la nostalgia per le steppe dell’Asia centrale. «Un luogo dolce, ma forte, con pascoli e laghetti». Poi, le rovine che lasciano spazio alla cronaca. «Da Campotosto, in provincia di L’Aquila, al lago di Fiastra ho visto per dieci giorni solo il disastro causato dai terremoti, tuttavia non ho percepito l’abbandono, la popolazione vive sull’orgoglio e il desiderio di riappropriarsi dei suoi luoghi come Emiliano Brandimarte, allevatore e guida a cavallo». Un passaggio tra le Foreste Casentinesi per un incontro con chi da sempre vive e cura quei luoghi. «Ho dormito nei romitaggi medievali e tra i rovi ho trovato pietre scolpite con impressi segni dei monaci. Poi, ho fatto tappa nei pressi del torrente Acquacheta, citato da Dante nel XVI canto dell’Inferno. Sono luoghi antichi, dove l’uomo incontra da sempre la natura, magnifica e selvaggia». Colazione con caffè, pranzo con pasta e scatolette, fieno e erba per Custode e Cigheré. «Ho attraversato l’Appenino lungo la Linea Gotica dove partono vie segnalate anche per muoversi con i cavalli. Dal crinale vedevo le Alpi Apuane. Quindi, mi sono immessa sulla via degli Abati, da Bobbio a Pavia fino al parco del Ticino cerniera naturale tra Appenino e Alpi. Un luogo importante per la fauna selvatica, per gli uccelli migratori. Sono scesa lungo il torrente Tidone e ho esplorato i tre temi del viaggio in un contesto diverso dalle montagne».

«Le soluzioni vanno cercate prima dei disastri»
Tappe lunghe, agosto inoltrato. «Il confine tra il Parco del Ticino e le aree urbanizzate è netto. Due mondi vicini, ma distanti. Anche nei pressi dell’area industriale di Abbiategrasso, il territorio resta selvaggio. Lì, ho incontrato il maggior numero di caprioli e tanti uccelli di specie diverse. Mi sono fermata da Marco Sala e Marco Cuneo che nella loro azienda agricola hanno ristabilito il sistema delle marcite e sono riusciti a fare in un anno otto tagli di foraggio». Giunta in Valle d’Aosta, la borraccia con l’acqua destinata al ghiacciaio del Gran Paradiso era già colma. «A Gressoney Saint Jean ho incontrato il nivologo Michele Freppax. «Vedi quell’acqua torbida?», mi ha domandato guardando verso il Lys, il torrente che nasce dal Monte Rosa. «È il ghiacciaio che si sta sciogliendo, una situazione tipica della primavera, ma siamo a metà settembre e un mese fa era anche peggio», ha detto e spiegato il suo credo: «Le soluzioni vanno cercate prima che avvengano i disastri». Pochi giorni ancora e il viaggio si sarebbe concluso. Da pochi mesi il Centro Visitatori del Parco Nazionale Gran Paradiso «Acqua e Biodiversità» di Rovenaud-Valsavarenche ospita Albert, un maschio di lontra arrivato dalla Danimarca. E lì Giacomini ha incontrato Caterina, responsabile del centro, Alberto, suo marito e guardiaparco, e un gruppo di giovani con i quali si è incamminata verso il lago artificiale di Serrù, dove ha compiuto il suo ultimo rito. «Ci sono arrivata il 18 settembre. Con le guardie del parco abbiamo versato l’acqua della borraccia in un pentolino e l’abbiamo fatta evaporare. Si è formata una nuvola che il vento ha spinto verso il ghiacciaio del Gran Paradiso. La mia missione si era compiuta. E la prima nevicata è giunta solo pochi giorni dopo».

#Corriere della Sera

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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