La festa dei serpari a Cocullo tra sacro e profano

Cocullo deve la sua fama a tradizioni religiose e folkloristiche ancora vive e profonde. Davvero peculiare è la festa dedicata a San Domenico Abate, con il tradizionale Rito dei Serpari, che si festeggia ogni anno ad inizio maggio. Nei secoli il culto pagano della dea Angizia, protettrice dei veleni, è stato sostituito dal rito cristiano in onore del santo: il gesto di porre delle serpi intorno alla sua statua esprime la soluzione della eterna opposizione tra il mondo naturale con tutte le sue insidie e il mondo umano costretto a difendersi per sopravvivere. Migliaia di fedeli, appassionati, curiosi e amanti delle tradizioni accorrono a Cocullo ogni anno da tutta la regione e da quelle limitrofe per una festa unica al mondo.

Ogni anno il primo giorno di maggio si celebra a Cocullo un antichissimo rito, trasformatosi oggi in una festa sacro-profana. Tutto ha inizio con i serpari che alla fine di marzo si recano fuori paese in cerca dei serpenti. Una volta catturati, vengono custoditi con attenzione in scatole di legno (in tempi remoti dentro dei contenitori di terracotta) per 15-20 giorni nutrendoli con topi vivi e uova sode. Questa usanza è legata alla civiltà  degli antichi Marsi, che però i cocullesi rievocano in onore di San Domenico che è ritenuto proteggere  dal mal di denti, dai morsi di rettili e della rabbia.

San Domenico era un monaco benedettino di Foligno che attraversò il Lazio e l’Abruzzo fondando monasteri ed eremitaggi. A Cocullo si fermò per sette anni, lasciando un suo dente e un ferro di cavallo della sua mula, che divennero delle reliquie. Per questo la mattina della ricorrenza, nella chiesa a lui dedicata, i fedeli tirano con i denti una catenella per mantenere i denti stessi in buona salute e poi si mettono in fila per raccogliere la terra benedetta che si trova nella grotta dietro la nicchia del Santo. La terra sarà  poi tenuta in casa come protezione dagli influssi malefici, sparsa nei campi per allontanare gli animali nocivi oppure sciolta nell\’acqua e bevuta per combattere la febbre.

Tale festa per alcuni studiosi è da attribuire alla dea Angizia, venerata presso gli antichi Marsi. Per altri studiosi invece, la si deve attribuire alla mitologia di Eracle. Infatti nella frazione di Casale sono stati rinvenuti bronzetti votivi raffigurante proprio Eracle che, come si sa, strangolò nella culla i due serpenti mandati da Era per ucciderlo. Secondo la tradizione locale, San Domenico cavandosi il dente e donandolo alla popolazione di Cocullo, fece scaturire in essa una fede che andò a soppiantare il culto pagano della dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti.

Il dente di San Domenico
Con probabile allusione al dente avvelenatore del serpente, diede l’idea che fece nascere la fede che portò alla festa in onore del santo. La prima fase della festa consiste nella ricerca e nella cattura dei serpenti (tutti rigorosamente non velenosi) che cominciano ad essere raccolti quando inizia a sciogliersi la neve, da persone esperte dette serpari. Queste osservano le stesse tecniche dei serpari antichi anche se allora i rettili venivano posti in recipienti di terracotta, ora in cassette di legno.La festa ha inizio con la folla che incomincia a tirare coi denti la campanella della cappella di San Domenico, all’interno della chiesa omonima. Secondo la tradizione, questa cerimonia servirebbe a proteggere i denti dalle malattie che li potrebbero affliggere. A mezzogiorno inizia la processione della statua del santo invasa dalle serpi catturate nei giorni prima. Parte dalla chiesa di San Domenico e prosegue per le stradine del centro storico. Ai fianchi della statua del Santo, due ragazze vestite con abiti tradizionali, portano sulla testa un cesto contenenti cinque pani sacri chiamati ciambellani in memoria di un miracolo che fece san Domenico. Questi pani vengono donati per antico diritto ai portatori della Sacra Immagine e del gonfalone.Al termine della festa, i rettili vengono riportati al loro habitat naturale dai serpari.

Cocullo e la festa dei serpari

Il primo maggio, a mezzogiorno in punto, si ripete immutato un evento il cui significato va ben oltre la semplice apparenza: il gesto di porre delle serpi intorno alla statua del Santo esprime la soluzione dell’eterna opposizione tra il mondo naturale, con tutte le sue insidie, e il mondo umano costretto a difendersi per sopravvivere.

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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