La rinascita della chiesa di San Massimo d’Aveia

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Simbolo di Opi di Fagnano Alto (L ‘Aquila) e unico luogo di culto del paese, la Chiesa di San Massimo d’Aveia è restituita completamente restaurata agli abitanti del borgo, grazie all‘impegno e la determinazione della Opi Onlus che ha assicurato all’Arcidiocesi dell’Aquila il contributo totale necessario a finanziare l‘intervento di restauro e di recupero conservativo dell‘immobile.

Nella giornata odierna, una piccola chiesa campestre, un meraviglioso gioiello d’arte unico nel suo genere danneggiato dal terremoto del 6 aprile 2009, per intercessione del Santo Patrono, San Massimo san-massimo-aveia-3d’Aveia Levita e Martire, unisce in un grande abbraccio ideale e fraterno le comunità cristiane di Opi di Fagnano Alto, del Capoluogo d’Abruzzo e di tutto il territorio del cratere, ferito dalla tragedia dell‘evento sismico. Fagnano Alto è un comune “sparso” che ha origini molto remote, addirittura un primo dato storico ne evidenzia l‘esistenza già nel III o nel IV secolo a. C.. Trae il suo nome dai colle Ofanium, anticamente era un pagus vestino e aveva molti vici tra cui Opi. Non si conosce l’esatta etimologia del nome Opi, diverse sono le ipotesi. Potrebbe derivare dall‘antico culto di Opi, la Dea della terra e del raccolto, che proteggeva le colture, la mietitura, la semina e conservava il grano nei granai oppure derivare dal latino “opi” che signfìca “ricchezza, beni, abbondanza” o ancora da opus che significa lavoro inteso nel senso di lavorare la terra, arare, seminare “. E’ certo che da una di queste cose nasce la tradizione, tramandata da generazioni, che vuole che il 10 giugno, festa del Santo Patrono, al termine della processione le statue di San Massimo d’Aveia e di Sant ‘Antonio da Padova, prima di rientrare in chiesa, siano poste sul sagrato con lo sguardo rivolto verso i campi mentre il sacerdote benedice la semina e il raccolto.

Gli scavi archeologici eseguiti nel 1892 dallo storico e antropologo Antonio Di Nino testimoniano che la frazione di Opi è di grosso interesse storico. Dalla lettura della rivista “Notizie degli scavi di antichità” comunicata nel 1902, per ordine del Ministro della Pubblica Istruzione, alla Regia Accademia dei Lincei lo storico Di Nino scriveva: “Nel tenimento di Opi, la spianata a ridosso del monte Prutt è cosparsa di molti laterizi antichi, tra cui parecchi di bucchero italico. Ritrovati i resti di mura poligoniche (senza cemento,) di cui un pezzo lungo m. 3,70. Tutto accenna ad un antichissimo centro abitato. I frammenti disan-massimo-aveia-1 laterizi continuano sino alla chiesetta campestre di San Massimo. Nella contrada Cese si scorgono altri avanzi di mura ciclopiche che i fagnanesi e quelli di Opi chiamano Muràvete. In un punto ne misurai un tratto lungo m. 8, alto m. 3. Anche qui sono sparsi dei fittili di epoca primitiva.” Altre notizie storiche confermano l‘esistenza della chiesa di San Massimo di Opi di Fagnano Alto già nel 1360. I lavori di restauro che hanno interessato I ‘immobile negli anni ‘90 testimoniano, inoltre, che la chiesa è stata costruita sui resti di un antico tempio romano e parte del materiale del tempio stesso è stato utilizzato per la sua costruzione, come testimoniano alcune pietre della facciata. Gli interventi che hanno caratterizzato i lavori svolti nella chiesa di S. Massimo in Opi derivano sostanzialmente dai danni causati dall‘evento sismico dell‘aprile del 2009. La chiesa ha riportato danni interni caratterizzati da lesioni diffuse su tutte le pareti e in particolare in prossimità della parte absidale.

L‘edificio, inoltre, ha subito danni di carattere strutturale sulla muratura portante concentrati anch‘essi sulla parte absidale, nello specifico si sono verificate delle lesioni sulla muratura e degli allentamenti delle angolate in pietra. Le lavorazioni per il ripristino ante sisma hanno riguardato il rifacimento della muratura interna su tutte le pareti, dove le lesioni erano concentrate e la conseguente tinteggiatura delle stesse.
Per la parte strutturale sono state ripristinate le lesioni sulla muratura portante e si è provveduto all‘ammorsatura delle angolate mediante barre in carbonio. Nella sezione absidale esterna sono stati realizzati interventi volti a irrobustire la parte stessa mediante il posizionamento di barre in acciaio. Si è san-massimo-aveia-4consolidata la parte extra dosso della semi cupola ed è stato inserito un architrave sull‘ingresso secondario. E’ stato rivisitato il tetto sostituendo i componenti rotti. Nella parte dell’abside si è intervenuto mediante la tecnica del “cuci e scuci “. In fase operativa è stato necessario intervenire sii una superficie maggiore giacché la muratura si è rivelata molto più cedevole e inconsistente rispetto alle previsioni progettuali. Sono state ripristinate zone limitate di muratura lesionate o degradate attraverso la rimozione degli elementi (lapidei o laterizi,) rovinati ed è stata realizzata una nuova tessitura muraria con elementi sani e con caratteristiche simili agli originali per forma e dimensioni, senza interruzione della funzione statica della muratura nel corso dell‘applicazione. Dopo il ripristino, la muratura esterna è stata uniformata nel colore alla lavorazione presente sulla muratura esistente.
Incastonata come una gemma preziosa nel verde della natura e protetta dallo sguardo attento e vigile di una quercia secolare che la carezza dolcemente con i suoi rami, la Chiesa di San Massimo d’Aveia in Opi di Fagnano Alto (L ‘Aquila,) ispira raccoglimento e fervida preghiera e regala al visitatore emozioni incredibili, difficili da descrivere con le parole.

La bellezza dei luoghi e la semplicità dell‘edificio creano una perfetta armonia tra la natura e l‘arte. Le sensazioni di pace e di serenità che avvolgono il cuore e I ‘anima rendono particolarmente suggestivo e quasi unico, questo angolo sperduto dell‘Italia.
Purtroppo, angoli di Paradiso come questo, spesso sono sconosciuti o dimenticati, meritano invece di essere preservati e difesi perché costituiscono le radici della nostra storia. Per secoli la Chiesa di Sansan-massimo-aveia-5 Massimo d’Aveia ha tenuto raccolta intorno a sé la piccola comunità di Opi di Fagnano Alto divenendone il simbolo.
Poi, la tragedia del terremoto del 6 aprile 2009 ne ha decretata l‘inagibilità. Fortunatamente, il “sapiente e giusto intervento” di restauro conservativo eseguito dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici, Artistici e Storici dell‘Aquila, cui la chiesa è stata sottoposta negli anni ‘90, ha salvaguardato l‘edificio sacro dal sicuro crollo nonostante la violenza delle sollecitazioni telluriche che hanno raggiunto l‘apice quel lunedì e che si sono succedute per tanti giorni ancora. Da quella maledetta notte il silenzio della sua campana, l‘impossibilità di accedere al suo interno, ha contribuito a far sentire la comunità di Opi sempre più orfana e sola, ogni giorno più triste e più spenta. Con la scopo di far rivivere il borgo e tenere uniti i suoi abitanti, la Opi Onlus, associazione nata nell‘aprile 2010, si è impegnata con grande energia per trovare i fondi necessari per il restauro dell’unico luogo di culto del borgo. Ha affrontato problemi burocratici molto complessi e ostacoli quasi insormontabili che, in più di un‘occasione, hanno rischiato di compromettere la riuscita del progetto. Oggi, però, grazie alla sensibilità e al grande cuore di Enti e persone generose che hanno contribuito a finanziare i lavori, la Chiesa di San Massimo d’Aveia torna a nuova vita, aprirà di nuovo le braccia per accogliere i suoi figli e la campana, con il suo suono e i suoi rintocchi, riprenderà a scaldare il cuore del suo popolo.

Credits:  Intervista Ing. Maria Eugenia Caminelli

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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