Musellaro il borgo selvoso


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Musellaro è un piccolo  borgo  che  fa  parte del territorio di  Bolognano, immerso  in  uno  suggestivo  scenario  naturale, alla destra  del  fiume  Orta, con  la Maiella sullo  sfondo orientale ed il Morrone su quello occidentale

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli

Diverse sono le  interpretazioni  riguardo l’etimologia di Musellaro. Secondo lo studioso  Marcello De Giovanni potrebbe derivare da “mosa” luogo paludoso dal termine medioevale mosa ”lacus paluster”, probabilmente perché si trova ubicato alla confluenza di due fiumi anche se il paese si trova su un’altura rocciosa.
Secondo lo storico Antinori , deriverebbe invece dal latino ‘Mausoleum’, un’altra interpretazione viene data dagli abitanti del luogo per cui Musellaro significherebbe ‘Casa delle Muse’, in quanto in quel luogo sarebbe sorto un tempio dedicato agli dei.
Nel Diploma di Carlo D’Angiò, dato ad Alife nel 1273, che divideva l’Abruzzo in due : “Ultra e citra flumen Piscaria”, Musellaro viene indicato come “Mons Sillulus”: monte selvoso che probabilmente è la vera origine etimologica di Muselllaro.
Nella parte vecchia del paese  si trova l’antico borgo fortificato fatto di case-mura, al cui interno si trova il Palazzo Baronale, detto anche “castello di Musellaro”.
Nel palazzo vi sono ancora elementi che testimoniano l’uso difensivo più che residenziale dell’edificio, che doveva probabilmente essere una torre.
La  storia del borgo  ha origini molto remote risalenti ad epoca romana, questo si può dedurre da alcune testimonianze e da due iscrizioni su pietra, una incastonata nella base della  seconda colonna della Chiesa di Santa Maria del Balzo e la seconda posizionata in un angolo delle mura del vecchio palazzo degli ultimi signori di Musellaro i Baroni Tabassi originari di Sulmona.
Da altri reperti ritrovati si evince che probabilmente  il paese sia stato un insediamento italico e longobardo.

 

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Ma le più antiche memorie storiche di Musellaro sono rinvenibili  nel  Chronicon  Casauriense (codice risalente al IX sec.  depositato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi)  che testimonia che  l’intera area è stata sotto il dominio della vicina abbazia di San Clemente a Casauria, cui si deve l’attuale connotazione del paese.
Il documento venne portato in Francia dal re Carlo VIII, dopo la sua sfortunata invasione del regno di Napoli alla fine del XV sec.
Il paese costituiva un comune a sé e nel 1928 col Regio Decreto del 03 agosto 1928 passò sotto la giurisdizione di Bolognano. L’antico castello medioevale, punto di partenza e di arrivo del commercio di quei tempi, occupa una posizione davvero suggestiva poiché   si affaccia direttamente sulla vallata.
Ad esso era annesso anche un ponte (di origine longobarda) chiamato del “Luco” che pare avesse avuto notevole rilevanza in quanto era l’unica “strada sospesa” tra i due versanti della Valle dell’Orta cioè quello di Caramanico e di Bolognano.
Sia del castello sia del ponte attualmente si possono osservare i ruderi. Il castello è composto da tre corpi con destinazioni d’uso diverse.
Sul  versante  occidentale sorge il Palazzo Tabassi, di proprietà dell’omonima famiglia  Tabassi  di  Sulmona: esso  si imposta  su  una  pianta  rettangolare  con un piano seminterrato il cui accesso   è posto sul prospetto nord-occidentale, dove una cornice in pietra ne delinea il portale.
Le facciate del palazzo sono arricchite dalle finestre dei tre piani con persiane di legno intagliato, balconcini con ringhiere di ferro e cornici di pietra bianca.
Sul  prospetto  principale  si  conserva  una meridiana,  con  sette mattonelle di ceramica dipinta ed un’iscrizione.
Su piazza Crocifisso si affaccia il prospetto principale della parte centrale dell’edificio. Sei ingressi tutti decorati in pietra, si succedono per tutta la lunghezza , sul secondo di questi ingressi si conserva  un’archibugiera.

 

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Sul lato meridionale un’imponente scala conduce ad un loggiato che si trova sopra la Cappella del Crocifisso; da una parte si apre un portale riccamente decorato, di stile rinascimentale da cui  si accede alla Chiesa di Santa Maria del Balzo.
Non si può precisare la data della costruzione ma si sa che essa era dapprima intitolata a San Nicola di Bari. Tale chiesa si trovava extra muros, secondo gli antichi registri parrocchiali  e fu restaurata nel 1538 dopo i ripetuti saccheggi, come si legge in una lapide che si trovava sulla porta della stessa: “templum Divi Nicolai reaedificatum tempore Carolis Imperatoris 1538”.
Infatti, essendo tale struttura situata fuori delle mura, era soggetta alle devastazioni dei nemici e dei maomettani. Perciò la Parrocchia fu trasportata dentro al Castello nel 1213, avendo i principi Tuzio donato un’ala del medesimo per essere adibita a Chiesa parrocchiale.
La Chiesa di Santa Maria del Castello fu consacrata dal Vescovo di Chieti Bartolomeo il quale donò anche molte reliquie. La parrocchia, in memoria dell’antica sede, aveva conservato come protettore San Nicola e venne chiamata col titolo di Santa Maria del Balzo, titolo che conserva tutt’oggi. Con il passare dei secoli, però, e con le celebrazione della festa del SS.mo Crocifisso, la festa di San Nicola divenne secondaria fino a scomparire del tutto.
Oggi il protettore della parrocchia è appunto il SS.mo Crocifisso Miracoloso.
Il Santuario del S.S.mo Crocifisso miracoloso è una  cappella che  si trova al piano terreno della Chiesa di S. Maria del Balzo. Secondo la tradizione il Crocifisso fu portato a Musellaro dalla Terra Santa, intorno al 1200, dal Crociato Conte Del Balzo, che era al seguito del Marchese di Monferrato Sbarcato a Pescara, qui di passaggio, donò al Principe Tiburzio Tuzio, allora Barone di Musellaro, il Crocifisso ed un dipinto della Madonna su tela che sono tuttora  tenuti in grande venerazione.
Nel 1187  Saladino prese  Gerusalemme  e  i  crociati e tutti i cristiani dovettero uscire dalla città.
I  Musulmani atterrarono e calpestarono tutte le croci , le gettarono nei fossi  e  su  di  esse  commisero ogni  sorta di  profanazione e tutte le Chiese furono  trasformate  in  Moschee ad eccezione di quella del Santo Sepolcro , meta  dei pellegrinaggi che costituivano la ricchezza della città.
Il crociato Conte del Balzo, al seguito del Marchese di Monferrato, trovò in un fosso il Crocifisso  ed  un  dipinto  della  Madonna su tela. Al  rimpatrio, sbarcato  a  Pescara,  li donò ai Principi Tuzio  baroni di Musellaro.
Dopo  pochi  anni una terribile pestilenza decimò quasi tutta la popolazione  e i componenti  della  famiglia Baronale, l’unico superstite  il conte  Tiburzio  trasformò  un’ala  del  castello in Chiesa  parrocchiale  e  la dedicò a Santa Maria , detta  tutt’ora  del  Balzo, in  memoria del conte.
Nel  1659  i  Signori  Tabassi  di  Sulmona  comprarono  la  Baronia  di  Musellaro  ed  il  Crocifisso  venne  abbandonato  in  un  ripostiglio  di  cose  vecchie della Parrocchia: la cosiddetta Fraterna.

 

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Si narra che, quando il Barone dell’Aquila mandò un capitano con pochi soldati per imprigionare  i  pochi  musellaresi da molti anni  morosi per l’estrema miseria , avvenne un miracolo.
Una densa nube di nebbia e polvere accecò i soldati che persero l’orientamento  perché il  Ss. Crocifisso , sotto le sembianze di un nobile cavaliere  cinto da una fascia rossa, si era presentato al Barone dell’Aquila riscattando tutti i debiti dei musellaresi.
Quando avveniva il miracolo, mentre i paesani pregavano col parroco, Elena, la vecchia sagrestana, si recò nella Fraterna per prendere l’olio per le lampade e vide l’abbandonato Crocifisso rotto , ricongiunto e attaccato alla Croce che grondava sangue.
Cercò di asciugarlo riempiendone due fazzoletti, intanto  i musellaresi, avvertiti del miracolo, lo misero in venerazione trasformando la Faterna in Oratorio.
Il vescovo mandò il suo Vicario che, dopo aver constatato il miracolo del sangue,  confermato dalla risurrezione di un bambino morto per aver ingoiato degli acini d’uva,  raschiò il pavimento bagnato di sangue, murandolo in una cassetta  dentro l’altare, dove si trova tutt’ora e portò i due fazzoletti a Chieti e poi a Roma. Il luogo dove avvenne il miracolo prese il nome di Crocetta e vi fu eretta una piccola Cappella detta dell’ Iconicella.
Ma poiché strepitosi miracoli avvenivano dal Ss. Crocifisso  attirando i pellegrini, i  sulmontini  si proposero di  rubarlo e, venuti a Musellaro, esposero la Croce con solenni feste, pensando di disperdere i pochi abitanti del paese, quando  il simulacro fosse giunto in processione all’Iconicella per portarselo a Sulmona.
Ma, a metà strada, l’arciprete non riuscì a proseguire perché si sentiva tirato da una forza occulta , ispirato dal Signore prese la via del ritorno mentre si videro i sulmontini darsi ad una precipitosa fuga perché parve loro di vedere molti soldati.
In seguito venne abbattuta la Cappella dell’Iconicella della Crocetta e ricostruita dove si trova oggi, si crede nel 1712 , come si è potuto evincere da una moneta trovata nelle fondamenta  dell’Iconicella  stessa. Innumerevoli sono le testimonianze dei i miracoli che gli si attribuiscono  tramandate sia  oralmente che da antichi manoscritti .
Per questo numerosi  pellegrini da paesi vicini e lontani continuano a fargli visita ed a venerarlo , in modo particolare nei venerdì di marzo e specialmente nella sua festa il 18,19, e 20 settembre.
Migliaia di doni d’oro e d’argento sono stati portati al sacro simulacro come ringraziamento per le grazie ricevute.
La parte del castello che si affaccia su Piazza Crocifisso, dopo essere stata sottoposta a restauro, è divenuta la sede di un ostello che, oltre alla ricezione alberghiera, e un ristorante tipico, prevede l’organizzazione di escursioni nel Parco e laboratori ecologici.

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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