Santa Maria di Ronzano e le sette chiese sorelle

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Un po’ di blu dietro le nuvole grigie sfilacciate. Pioverà, ma in questa mattina di inizio marzo il vento ancora umido dell’ultimo nubifragio ci regala lo spettacolo del Corno Grande – versante teramano- innevato che si accende ai pochi raggi di sole, ruvido immenso pacifico. Lanostra meraviglia non sfugge alla signora Teresa mentre cerca la chiave d’accesso alla chiesa. «Noi forse ci siamo abituati: è parte della nostra vita, accompagna le nostre giornate.

Ma al mattino, trovare il Gran Sasso alla finestra che sembra si possa toccare, resta sempre una grande emozione». Il panorama è la prima felice sorpresa che incontriamo giunti sul piazzale antistante la chiesa di Santa Maria di Ronzano, incuriositi da un culto persosi nel tempo, che da queste parti sembra abbia lasciato qualche traccia: la devozione per le Sette Madonne Sorelle. «Le Madonne che si guardano», annuisce Teresa con un’espressione che dice già tutto di un culto radicato attorno alla presenza, sospesa tra realtà e leggenda, di sette edifici sacri dedicati a Maria, edificati in modo da potersi tutti “vedere” tra loro. Il nostro sguardo involontariamente già ha iniziato a cercare sui colli attorno, alle pendici dei Monti della Laga, mentre Teresa ci invita ad entrare nell’edificio attraverso il piccolo portale della navata destra. Seconda sorpresa. La chiesa, che all’esterno risulta spoglia, custodisce nell’abside il più antico ciclo di affreschi romanici d’Abruzzo, risalente al 1171 (o 1181, seguendo un’altra interpretazione di un’iscrizione molto danneggiata).

 

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Il pensiero delle “sette sorelle” resta fuori dall’uscio, quando Teresa inizia a descriverci le scene dipinte sulla parete absidale. Sotto il Cristo Benedicente, ai lati della monofora, l’Annunciazione è stretta nell’abbraccio degli Apostoli. Una seconda fascia ci narra la Visita a Elisabetta, la Natività, la fuga in Egitto e la Strage degli Innocenti, mentre nel semicircolo più basso troviamo gli ultimi giorni di Cristo, l’arresto, il confronto con Pilato, la flagellazione, la Crocifissione, la Deposizione e le donne piangenti (o forse adoranti al cielo, simbolo della resurrezione). Nella parete destra del transetto, la “storia della Salvezza”, la Creazione del Mondo, la cacciata dall’Eden (Adamo intento a zappare la terra), l’Annuncio ad Anna e Gioacchino, la Presentazione di Maria al Tempio, il suo Sposalizio e la Presentazione al Tempio di Gesù. Sull’altro fronte il Giudizio universale, la porta del Paradiso e i Patriarchi con in grembo le anime salvate. Gli affreschi ci avvolgono in un’atmosfera resa ancora più suggestiva dal forte contrasto con i mattoncini spogli delle pareti e la viva pietra calcarea, bianca, delle colonne. Rese uniche da un incendio che in epoca lontana ne contorse le forme, le colonne trasudano ancora il nero di una fuliggine secolare. Un volto di un Santo, forse di un Cristo, su uno dei pilastri, ci racconta del tempo in cui tutto l’edificio era dipinto. In un’intercapedine tra l’abside e il muro esterno, accesso ad un locale abitato fino al 1960 da un eremita, Teresa ci racconta la leggenda delle due croci che sarebbero state ritrovate nei terreni circostanti la chiesa, nascoste come ad evitare razzie di invasori. La piccola, in argento dorato, lavorata in filigrana e coperta di gemme, risalente al XIII secolo, conterrebbe un frammento della Croce di Cristo. Ritrovamenti miracolosi, reliquie dalla Terra Santa, eremiti: segni del culto delle “Sette Madonne sorelle”.

 

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Usciamo dalla chiesa, la stupenda statua della Vergine, in legno d’ulivo dipinto sembra guardarci. Dove c’era il convento benedettino, c’è il cimitero: il fischiare del vento tra le chiome dei cipressi accompagna le parole della nostra guida. Elenca le altre sei chiese dedicate a Maria: Santa Maria a Pagliare, sulle pendici del Gran Sasso, luogo di grande suggestione, Santa Maria di Basciano, Santa Maria di Ceriseto, Santa Maria della Neve a Befaro, Santa Maria del Soccorso a Penna Sant’Andrea. Ne manca una, ma per noi è arrivata la terza sorpresa. Le chiese nominate da Teresa non sono quelle di cui avevamo sentito parlare. Almeno non tutte. Qui ogni valle sembra avere le sue sette protettrici. Abbiamo le Sette sorella della valle Siciliana, quelle dell’alto Fino, le Madonne del Vomano. Si apre dinanzi a noi lo scenario di un culto che accomuna l’appennino teramano. Ma d’altra parte come stupirsi, qui tutto si sovrappone, si assembla e si sfiora come le montagne vicine. Siamo nelle terre di confine Quello che doveva essere l’inizio di un cammino, diventa la promessa di un nuovo viaggio a tappe, aspettando che la neve si sciolga e che i sentieri tornino ad aprire un viatico verso le chiese più appartate.

 

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Santa Maria di Ronzano ha “preteso” la nostra attenzione, e il tempo ci è sfuggito di mano. Saliamo a Basciano, dove il parroco ci permette una visita furtiva alla piccola chiesa sulla cima del colle, in cui spicca l’altare in legno sotto le formelle ceramiche del soffitto. Un panorama meraviglioso è la conferma della tradizione. In lontananza scorgiamo Santa Maria di Ronzano riposare poco distante dal fiume. È proprio vero, le Madonne si guardano. Tornando indietro ci fermiamo a Propezzano, fingendo sia la settima chiesa. Le difficoltà che di tanto in tanto s’incontrano nel trovare un custode disponibile ad “aprire le porte” non ci permettono di visitare un magnifico monumento del romanico abruzzese, simbolo di un territorio in cui l’arte e l’architettura sacra hanno lasciato segni prestigiosi. Ritorneremo. Partiremo da qui il prossimo cammino per andare incontro alle sette sorelle. 

di RIZIERO ZACCAGNINI – foto LUCA DEL MONACO

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 921 articoli
Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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