Testimonianze archeologiche in Abruzzo: le necropoli

 

Caratteristica peculiare è la presenza di grandi necropoli, estese e generalmente collocate in aree pianeggianti, il cui uso si protrae per un tempo molto prolungato. Vengono generalmente impiantate nell’Età del Ferro (dal X o dal IX sec. a.C.) e possono perdurare per centinaia di anni, in molti casi fino all’epoca romana. Non mancano necropoli relative a singoli abitati, ma in quelle maggiori la distribuzione delle tombe – discontinua, concentrata in alcuni punti e rarefatta in altri, con tombe di diversa datazione nella stessa area – fa pensare a modalità di sepoltura per gruppi familiari e all’uso della necropoli da parte di comunità distribuite in modo sparso in un area più o meno vasta, per le quali essa fungeva anche da punto di riferimento territoriale e sociale. Il costume funerario è quello dell’inumazione del defunto, mentre il rito dell’incinerazione si diffonde solo in epoca tarda e per influenza del costume romano. Nell’Età del Ferro (X – metà dell’VIII sec. a.C.) l’architettura funeraria tipica è il tumulo delimitato da un circolo di pietre con singola inumazione, tanto per gli adulti, uomini e donne, che per i bambini; le sepolture maschili sono spesso contrassegnate da un allineamento di menhir sul lato occidentale. La necropoli delle Paludi di Celano (AQ) già alla fine dell’Età del Bronzo (XIII – XI sec. a.C.) attesta l’uso del tumulo, che rimarrà in vigore fino al VII sec. a.C. I tipici corredi funerari maschili comprendono soprattutto armi offensive: spade corte e lance, enfatizzando così l’elemento guerriero.

 

Necropoli di Fossa

Un altro tipico oggetto di corredo è costituito dai cosiddetti “rasoi” in bronzo, di forma quadrangolare o semilunata. Nei corredi femminili prevalgono oggetti di ornamento personale in ferro o in bronzo: fibule, pendagli e collane. Notevoli i dischi traforati per fermare il mantello, in ferro con inserti d’ambra, e le piccole tazze in bronzo usate come pendagli con un legaccio, forse, di cuoio. Comune ai due tipi di corredo è la presenza di recipienti in ceramica (come l’olla con tazza per attingere, deposte ai piedi del defunto nelle necropoli dell’area vestina) che documentano l’offerta di bevande, probabilmente alcoliche. Nell’epoca orientalizzante (metà dell’VIII – VII sec. a.C.) permane l’uso del tumulo monumentale, che raggiunge le sue massime dimensioni: m 25 di diametro per la tomba 2 della necropoli di Campovalano, nel territorio dei Pretuzi. Tuttavia nel corso del periodo le dimensioni dei tumuli si riducono decisamente. Le necropoli dei Pretuzi sono le uniche in Abruzzo a presentare grandi camere sotterranee, nelle quali può essere deposto (in caso di corredi maschili) un carro a due ruote. Anche i corredi femminili dei Pretuzi manifestano una loro originalità, nel gusto fantasioso e ridondante degli ornamenti e nei pendenti in vari materiali assemblati e di varia tipologia. Il corredo maschile comprende normalmente due lance in ferro, con puntali (sauroteres) opposti alla lama, e la spada corta spesso dotata di 3-5 antenne sul pomolo; a queste si aggiunge ora la mazza ferrata. L’equipaggiamento del guerriero comprende a volte attrezzature da montagna, come puntali in ferro per qualcosa di simile agli odierni “bastoni da trekking”, o chiodi e ganci a omega per calzature da montagna.
Nel corredo femminile, comprendente una varia tipologia di ornamenti personali, compare ora un cinturone alto e decorato da placche di bronzo, a volte traforato. Con il passaggio all’epoca arcaica (VI sec. a.C.) cessa l’uso del tumulo funerario in favore di semplici fosse. Le iscrizioni attestano l’esistenza di istituzioni monarchiche con re (raki) e principi (nerf). Parallelamente si registra lo sviluppo della scultura funeraria a tutto tondo, della quale il massimo esempio è il celebre Guerriero di Capestrano, verosimilmente preceduta ancora in epoca orientalizzante dall’uso di stele antropomorfe (come la stele di Guardiagrele, del VII secolo a.C.). Nei corredi maschili, in luogo della spada corta (spesso un pugnale o una daga, più che una spada) compare ora la spada lunga a due tagli, a volte con il fodero ornato da parti in bronzo all’imboccatura e all’estremità.

 

La Stele di Guardiagrele

 

Con qualche precedente nel VII secolo, vi compare ora l’armamento difensivo, principalmente costituito dai cosiddetti kardiophylakes, o dischi-corazza. Si tratta di una coppia di dischi in bronzo uniti da una bandoliera, indossati a protezione del cuore (probabilmente soprattutto come oggetti da parata) sul petto e sul torace. Schinieri ed elmi sono documentati sulle rappresentazioni scultoree e nei corredi funebri; notevole l’esemplare di elmo di tipo corinzio della necropoli di Campovalano. Del corredo fanno parte anche articolati servizi di vasellame in ceramica o bronzo. Legati a pratiche conviviali, essi documentano usanze funebri correlate all’ideologia aristocratica del simposio. Si afferma uno stile ceramico che produce olle, coperchi, brocche, tazze, situle (vasi a forma di secchiello) e pissidi (in realtà coppie di calici sovrapposti) che spesso presentano quattro anse o doppie anse, piedi e prese sorretti da nastri d’argilla, decorazioni plastiche in forma di animali, anatrelle e figure umane; non di rado si imitano forme vascolari “straniere” come quelle del bucchero etrusco. Anche questo stile fantasioso è ottimamente rappresentato dai reperti della necropoli di Campovalano, come pure la presenza, tanto fra le ceramiche quanto fra i bronzi, di materiale d’importazione greco, etrusco o magnogreco. Agli inizi del V secolo a.C. è documentato un sostanziale mutamento nell’organizzazione sociale. Con leggero ritardo rispetto a quanto avviene a Roma, anche in Abruzzo decade l’istituto monarchico e compaiono ordinamenti “repubblicani” retti da magistrature elettive, su base etnico-territoriali. E’ probabilmente questo il momento in cui si formano “stati” tribali corrispondenti ai gruppi etnici che conosciamo. I magistrati, compreso quello supremo (una singola persona, sembra, non due come i consoli romani) erano denominati medis o meddis (meddix in latino). Questo fatto si riflette nella composizione dei corredi funebri. Dapprima scompaiono le armi, con l’eccezione dei Pretuzi, che continuano a deporre lance, e dei gruppi meridionali (Pentri, Carricini, Frentani e Marrucini). Questi ultimi continuano a deporre armamenti difensivi quali le corazze a tre dischi dette “sannitiche”, gli elmi e i cinturoni in bronzo. Dalla metà del V alla metà del IV sec. a.C. quasi tutte le tombe sono prive di corredo. Tale lacuna viene interpretata come conseguenza dell’emanazione di leggi suntuarie, volte a contrastare l’eccessivo lusso nelle sepolture. Con l’età ellenistica (fino al I sec. a.C.) i corredi non presentano particolari differenze rispetto a quelli delle altre popolazioni dell’Italia centrale. Le ceramiche sono ora eseguite al tornio, spesso interamente ricoperte di vernice nera; la necropoli di Campovalano esibisce una presenza assai originale di grandi vasi (crateri) per il vino. Le tombe, dapprima ancora a fossa, a partire dal II sec. a.C. riprendono forme monumentali con le tombe a camera in pietra, costruita o scavata e completata con la costruzione della copertura.

 

Necropoli di Campovalano

Nel I sec. a.C. e agli inizi del I sec. d.C. è caratteristica la presenza di letti funerari in legno e cuoio, con rivestimento in osso intagliato. Tali oggetti, dei quali sono stati rinvenuti 105 esemplari, erano impiegati per deporvi il defunto durante la cerimonia funebre di persone di rango elevato. È significativo che nella maggior parte dei casi, quando si è potuto accertarlo, queste persone fossero donne di età matura, se non avanzata. Il fatto che, per influenza romana, si andasse ormai diffondendo il rituale dell’incinerazione (e il letto veniva bruciato insieme al defunto) ha danneggiato irrimediabilmente la maggior parte degli esemplari; fortunatamente alcuni provengono da tombe ancora a inumazione. La diffusione del letto in osso interessa le zone interne dell’Abruzzo, principalmente vestine e peligne, ma è presente anche tra i Pretuzi; tra le popolazioni meridionali è appena attestato tra i Marrucini e assente nell’area di Pentri, Frentani e Carricini. Gli artigiani abruzzesi accolgono indubbiamente un modello greco-romano diffuso, ma lo rielaborano e lo reinterpretano in modo del tutto originale. Così impiegano un materiale “povero” ottenendo (accanto a una produzione più seriale) esemplari di altissimo pregio artistico, come il letto di Amplero, quello della tomba 1 di Navelli e quello della tomba 520 di Fossa. E’ l’ultimo guizzo di originalità delle popolazioni abruzzesi. Le loro tombe e i loro corredi si confondono poi nell’uniformità del costume funerario romano.

# Testi a cura di Dario Savoia

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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