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Curiositá

Laturo il borgo fantasma

Laturo è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo, un borgo che non si lascia scoprire facilmente e che proprio per questo custodisce un fascino raro. Adagiato a circa ottocento metri di altitudine, su una terrazza naturale dei Monti della Laga, appare come un piccolo agglomerato di case che affiora tra la vegetazione, quasi timido, come se volesse proteggere la propria storia dal passaggio del tempo. Chi lo osserva da lontano percepisce subito che non si tratta di un luogo qualunque: Laturo è un borgo fantasma, un centro un tempo vivo e popolato che oggi sopravvive nella memoria, nel silenzio e nelle pietre che ancora resistono.

abruzzo-vivo.it – Foto reale generata da AI -Laturo il borgo fantasma

La storia di Laturo affonda le sue radici nel mondo agro-pastorale dell’Appennino abruzzese. Per secoli il paese è stato un punto di riferimento per le comunità sparse della Valle Castellana, un centro abitato sorprendentemente grande rispetto alla media dei borghi montani della zona. Alle spalle della sua struttura architettonica si riconoscono tracce di origine antica, comprese testimonianze longobarde come il resto di un gafio, un particolare tipo di balcone ligneo tipico dell’epoca. Le famiglie che vi abitavano erano quasi tutte dedite alla pastorizia, alla produzione di legna e alle attività connesse ai ritmi stagionali della montagna. Fino agli anni Cinquanta il borgo ospitava oltre duecento persone, distribuite in una trentina di abitazioni disposte a grappolo sul pianoro. Le sue dimensioni e il suo dinamismo lo rendevano uno dei centri più importanti dei Monti della Laga, una piccola comunità autosufficiente che viveva del proprio lavoro e del proprio territorio.

Perché il borgo si è svuotato

La storia del suo abbandono non è diversa da quella che ha segnato molti paesi montani dell’Appennino, ma a Laturo alcuni fattori sono stati particolarmente determinanti. Prima di tutto, l’assenza totale di una strada carrabile. Per raggiungere il paese, infatti, si è sempre dovuto percorrere una mulattiera ripida e faticosa, un tracciato che per secoli ha rappresentato il collegamento più breve con il resto della valle. Con il passare del tempo, la vegetazione ha iniziato a invadere il percorso, rendendolo sempre più impervio, fino a cancellarne in parte i tratti. Altri sentieri, provenienti da Leofara o dalle Cannavine, erano altrettanto complessi e ben più lunghi da percorrere.

L’emigrazione del secondo dopoguerra ha fatto il resto. Le nuove generazioni cercavano lavoro e servizi che la montagna non poteva offrire. Le difficoltà quotidiane, l’isolamento e il declino delle attività pastorizie hanno lentamente svuotato Laturo, fino a quando l’ultima famiglia ha lasciato il borgo alla fine degli anni Settanta. Da quel momento in poi il paese è rimasto in balìa del tempo, senza abitanti e senza un progetto di recupero unitario, anche a causa del frazionamento estremo delle proprietà. Le case appartengono a numerosi eredi sparsi, spesso non reperibili o non interessati alla vendita o al restauro. Questo ha impedito ogni tentativo di rivalutazione collettiva, lasciando che la natura tornasse a prendersi ciò che l’uomo aveva costruito.

Il borgo oggi: architetture, criticità e identità

Oggi Laturo è un insieme di sedici unità edilizie, alcune raggruppate in piccoli nuclei, altre isolate e ormai quasi completamente inghiottite dal verde. La maggior parte delle strutture versa in condizioni critiche, con crolli, tetti mancanti e interni ormai irrecuperabili. Solo una minima parte degli edifici è ancora stabile, e uno di essi ha ricevuto in tempi recenti un intervento di recupero che mostra cosa potrebbe diventare il borgo se fosse oggetto di un progetto coordinato.

Nonostante il degrado, Laturo conserva un’identità ben precisa. Il suo impianto urbanistico rispecchia la logica dei borghi montani autosufficienti: case addossate tra loro, piccoli passaggi, affacci sul bosco, terreni immediatamente adiacenti alle abitazioni. Non ci sono piazze grandi o spazi monumentali, ma ogni pietra racconta una quotidianità semplice e laboriosa. Non esistono leggende note legate al borgo, nessun racconto popolare di fantasmi o misteri, perché Laturo non è un luogo abbandonato per paura o per calamità: è stato svuotato da una lenta e silenziosa necessità, dalla distanza dalla modernità e dalle nuove abitudini di vita. A livello amministrativo, il borgo appartiene al Comune di Valle Castellana e rientra nel territorio della comunità montana locale, pur non avendo più residenti che ne costituiscano un tessuto sociale attivo.

Chi visita Laturo oggi si trova davanti un luogo sospeso, che invita al silenzio e alla riflessione. La natura, rigogliosa e selvaggia, ha inglobato le strutture in un equilibrio affascinante, in cui i ruderi diventano parte del paesaggio. Allo stesso tempo, camminare tra ciò che resta delle case offre una testimonianza preziosa della vita che un tempo animava la montagna abruzzese.

Laturo, pur essendo un borgo fantasma, continua a rappresentare un frammento di memoria collettiva e un esempio concreto di quanto fragile possa essere l’equilibrio tra l’uomo e il suo ambiente, soprattutto quando la montagna chiede rispetto, presenza e cura costante.

Delania Margiovanni

Passione innata per il make up e per tutto ciò che concerne la bellezza e la cura del corpo. Elargire consigli è la mia prima missione, la seconda è quella di convertire le donne svogliate!!!

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