Gli importi delle pensioni subiranno delle modifiche nel prossimo anno. Quanto percepiranno i contribuenti?
Il 2026 potrebbe essere un anno positivo per i pensionati, nonostante le notizie sull’aumento dell’età pensionabile. L’ammontare degli assegni, infatti, potrebbe subire delle variazioni al rialzo, grazie a una serie di elementi specificati nella nuova Legge di Bilancio.
Dal 1° gennaio, quindi, gli importi delle prestazioni subiranno delle modifiche, per evitare la perdita del potere d’acquisto. Ma in che modo cambieranno le pensioni e quanto prenderanno effettivamente i contribuenti?
Anche nel prossimo anno, le pensioni subiranno un incremento per effetto della cd. perequazione, ossia il meccanismo di adeguamento al tasso di inflazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. L’ISTAT ha previsto un’inflazione pari all’1,6%, determinata sul primo trimestre del 2025.
L’aumento, tuttavia, non ci sarà per tutti i pensionati allo stesso modo, ma dipenderà dal reddito. Nel dettaglio, sono previsti tre scaglioni di adeguamento, a seconda dell’ammontare lordo mensile della pensione. Il parametro da prendere in considerazione è il trattamento minimo INPS che, per il 2025, è pari a 603,40 euro. L’adeguamento sarà al 100% (1,4%) per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.413,60 euro lordi mensili. L’incremento sarà del 90% (1,26%) per le pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo, cioè tra 2.413,61 e 3.017 euro. L’adeguamento, infine, sarà del 75% (1,05%) per gli assegni superiori a 5 volte il minimo, cioè superiori a 3.017 euro al mese.
Tradotto in numeri, un pensionato che percepisce un trattamento di mille euro al mese riceverà 1.016 euro, uno che ne percepisce 1.500 euro otterrà 1.524 euro al mese e chi, invece, ha una pensione di 2 mila euro riceverà 2.032 euro. Per molti, gli aumenti saranno irrisori e, per questo motivo, il Governo ha deciso di introdurre un ulteriore aumento di 20 euro al mese per le prestazioni inferiori al trattamento minimo.
In generale, più ricca è la pensione, maggiore sarà anche l’incremento, nonostante la riduzione dell’adeguamento a seconda del sistema a scaglioni di reddito. Per gli assegni che rientrano nel secondo scaglione IRPEF, inoltre, c’è anche un’altra bella novità: la riduzione dell’aliquota di tassazione dal 35% al 33%. Si tratta della misura voluta per agevolare il cd. ceto medio, ossia i contribuenti che percepiscono redditi compresi tra 28 mila e 35 mila euro. Con la riduzione di 2 punti percentuale, gli interessati potranno risparmiare fino a 440 euro all’anno.
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