Grazie alla rivalutazione dell’1,4%, da gennaio le pensioni subiranno un aumento. Ma le maggiorazioni non saranno uguali per tutti.
Il meccanismo della rivalutazione consente di adeguare gli assegni pensionistici al costo della vita e di rapportarlo al tasso di inflazione registrato ogni anno dall’ISTAT. Sulla base dell’indice di perequazione fissato con Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 novembre, dal 1° gennaio 2026, le pensioni aumenteranno dell’1,4%.
L’adeguamento, tuttavia, non avverrà al 100% per tutti i pensionati, ma per scaglioni e sarà differente a seconda dell’ammontare della pensione lorda. Quali saranno le somme minime e massime spettanti?
La rivalutazione 2026 sarà totale soltanto per gli assegni di importo fino a quattro volte il trattamento minimo INPS (ossia 2.413,6 euro lordi al mese). Tale percentuale, poi, scenderà al 90% (ossia all’1,26%) per i trattamenti tra quattro e cinque volte il minimo INPS (cioè fino a 3.017 euro lordi al mese). Per le pensioni superiori a cinque volte il minimo INPS, infine, la rivalutazione sarà al 75%, ossia dell’1,05%.
È opportuno segnalare che la rivalutazione non coinvolge la somma totale della pensione, ma varia a seconda della fascia di reddito a cui corrisponde. Per esempio, chi percepisce un assegno previdenziale di 3 mila euro mensili, sarà sottoposto a una rivalutazione piena per l’importo fino a 2.413,6 euro, e a una rivalutazione al 90% per la parte residuale. Nel dettaglio, le regole da seguire sono le seguenti:
Le pensioni minime, al momento pari a 603,4 euro, si innalzeranno a 611,8 euro. A tale maggiorazione se ne aggiunge una ulteriore dell’1,3%, decisa dalla Legge di Bilancio 2025, che porterà gli assegni a 619,80 euro.
Ricordiamo, infine, che il tasso di rivalutazione dell’1,4% è solo un indice provvisorio, perché se il costo della vita dovesse essere più elevato, si procederà con conguaglio quando verrà rilevato il tasso definitivo. Per l’anno in corso, invece, la rivalutazione definitiva è stata la stessa di quella provvisoria e, di conseguenza, non sono stati effettuati ricalcoli a dicembre sugli importi già riconosciuti.
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