C’è un Abruzzo che non fa rumore, nascosto tra pieghe di boschi e valichi ventosi, dove le case parlano sottovoce e il tempo ha imparato a stare fermo. Sono i borghi abbandonati del Teramano: soglie consumate da passi che non tornano, cucine spente, piazze che aspettano ancora una domenica. Li raggiungi per strade che salgono piano, tra fiumi freddi e creste in controluce; poi, all’improvviso, una chiesa senza campane, un portale inciso, un balcone longobardo che sfida la gravità come un appiglio alla memoria.

Qui ogni pietra è un dettaglio che resiste: l’intonaco azzurro rimasto su una stanza crollata, la data scolpita su un architrave, la vasca d’un abbeveratoio che riflette il cielo. Non c’è malinconia compiaciuta, ma un invito all’ascolto. Camminando tra Collegrato, Laturo, Valle Piola e gli altri, capisci che l’abbandono non è soltanto fine: è una sospensione, un respiro trattenuto che chiede sguardi gentili e passi leggeri. Questo viaggio è un atto di attenzione più che di scoperta, una carta geografica di silenzi in cui leggere l’ingegno contadino, le paure delle frontiere, la tenacia di comunità minute. Lasciatevi guidare da questi nomi antichi: non promettono scorci da cartolina, ma la verità di un paesaggio che, proprio nell’assenza, continua a raccontare.
Castiglione della Valle
Frazione di Colledara a circa 450 m s.l.m., l’antica Castrum Leonis Vallis Sicilianae (o Castrum ad Vallem) poggia lo sguardo sull’alveo del torrente Sazza. Alla fine del Settecento era Baronia nella Diocesi di Penne e contava 1018 abitanti. Oggi è quasi deserta, svuotata dalle intemperie invernali e dalle ferite del terremoto del 6 aprile 2009. Già citata in un documento del 959, aveva possenti mura di cinta, appena accennate in pochi resti, e fu a lungo dei Conti di Pagliara. Nella memoria locale è rimasto il rifugio, nel 1499, di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona, in fuga dal Duca Valentino. Sede municipale fino al 1909 (poi trasferita a Colledara), nel 1928 perse anche il nome storico a favore dell’attuale Comune. Dopo un chilometro a piedi nel Parco Naturale del Fiume Fiumetto si apre una piazza medievale su cui domina la chiesa di San Michele Arcangelo (XII sec.). Case restaurate si alternano a fronti consunti, un gafio longobardo affiora su una piazzetta laterale. Tutto sembra in sospensione: finestre serrate, un trattore fermo, l’odore immaginato di un sugo domenicale che non sale più.
Come arrivare da Teramo (30 km circa): superstrada, poi A24 uscita Colledara–S. Gabriele; seguire per Colledara e deviare a sinistra all’inizio dell’abitato secondo la segnaletica turistica.
Acquaratola
Frazione di Rocca Santa Maria a 1036 m, un tempo Acquaradula. Forse deve il nome a un vicino laghetto di ranule/ratule (Palma), oppure al goto Radbald (Acquaradalbi, 1076). Oggi conta pochi abitanti, dediti soprattutto all’ovino; alla fine del Settecento, feudo della mensa vescovile, ne contava 78. Tra le case, alcune con architravi del 1722 e 1724, convivono ruderi, restauri accorti e qualche intrusione anni Settanta. All’uscita, un fontanile da abbeverata; la chiesa, su un dosso, è dedicata a Sant’Egidio Abate (XIV sec.), con facciata quadrata, tetto a capanna, campanile a vela a due campane e aula unica. Il monogramma IHS ricorre su pietre e date, traccia dell’intensa azione dei Gesuiti nel Settecento.
Come arrivare (28 km da Teramo): S.P. per Rocca S. Maria; prima di Belvedere, bivio a destra per Macchia S. Cecilia e Acquaratola, poi 10 km.
Altovia
Frazione di Cortino a 1183 m, lungo la via del Rifugio del Cegno. D’inverno è vuota; d’estate si ripopola e una ventina di case tornano vive, tra restauri rispettosi e interventi più incisivi. La chiesa d’ingresso, dedicata a Sant’Egidio della Rocca (1921), è oggi diruta: resta il prospetto, sorretto da impalcature. Il colpo d’occhio, tra tetti di pietra e parabole moderne, resta suggestivo.
Come arrivare (32 km da Teramo): verso Montorio al Vomano, svolta per Valle S. Giovanni, poi Cortino e Piano Roseto; 1 km prima, bivio a destra, poi 2 km.
Cannavine (Le Canavine)
Frazione di Valle Castellana a 985 m, completamente disabitata. Quattro-cinque casali attorno a un grande abbeveratoio, abitati fino agli anni Cinquanta da circa 50 persone. Tra i ruderi emergono colori interni azzurri e verdi; altrove ristrutturazioni invasive. La posizione, sulla via che collega Macchia da Sole con San Vito e Settecerri, la rende passaggio di escursionisti. Poco a est, oltre un ruscello, i resti perimetrali dell’Eremo di San Benedetto (citato nel 1252 e nel 1274), attivo fino al XV secolo: probabilmente da qui proveniva una campana di S. Giovanni Battista a Macchia da Sole.
Come arrivare (26 km da Teramo): S.S. 81 per Ascoli; dopo 13 km, passato il bivio per Campli, svolta a sinistra per Macchia da Sole; all’ingresso del paese, destra per S. Vito e dopo 1 km si arriva.
Casagreca (Casareco, Casarice, Casarico, Casereco)
Frazione di Cortino a 833 m, poco lontana da Altovia e dal Fiumicello (affluente del Tordino). Una quindicina di case di fine Ottocento: alcune restaurate, altre in restauro, altre fatiscenti. Invernale senza residenti, d’estate si anima di proprietari da Teramo, Roma e dall’estero. La chiesa di S. Maria e S. Vincenzo, su un dosso, è semplice, con tetto a capanna, campanile a vela, finestroni laterali e un “occhio” in facciata.
Come arrivare (34 km da Teramo): verso Montorio, svolta per Valle S. Giovanni; poi Cortino e Piano Roseto; 1 km prima, sinistra per 4 km di strada non sempre in buone condizioni.
Collegrato
Frazione di Valle Castellana a 774 m. La salita regala scorci sul Lago di Talvacchia, la diga, i Sibillini e le morbide cime dei Monti della Laga. Una scalinata in pietra introduce alla chiesetta di San Giovanni Battista (rifatta nel 1937), con facciata in arenaria e campanile a guglia. Una famiglia vi abita tutto l’anno; d’estate arrivano villeggianti. Tra una decina di edifici, restauri eleganti si alternano a interventi meno felici. Più in alto, tra rovi, la parte antica conserva un gafio longobardo tra i meglio conservati della Laga (esclusi quelli restaurati di Leofara e Valle Piola).
Come arrivare (da Teramo): S.P. 48 Bosco Martese, poi S.P. 49 per Valle Castellana e quindi verso Ascoli; dopo 6 km, destra per Collegrato e 2 km di tornanti.
Corelli
Sulla collina sopra Flamignano (Tossicìa), a 650 m, sopravvivono sei-sette case inghiottite dalla vegetazione. Fino a trent’anni fa erano ancora abitate; negli anni Sessanta gli abitanti sfioravano il centinaio. Rovi, edera e pruni ricoprono ogni cosa. Resta un gafio su un’abitazione; una sola casa è stata riportata a vita, usata saltuariamente.
Come arrivare (21 km da Teramo): S.S. 80 verso Montorio; seguire Tossicìa fino a Camerale; destra per Flamignano, oltrepassare l’abitato e dopo 500 m destra per Corelli.
Faraone (Faraone Antico)
Frazione di Sant’Egidio alla Vibrata, di chiara origine longobarda (“fara” = accampamento). Due anime: il borgo fortificato Faraone Antico, disabitato dagli anni Sessanta, e il Faraone moderno lungo la S.P. 2. Il sisma del 1950 aggravò le crepe; l’impegno del parroco don Giovanni Reali (1913–1973) ottenne fondi per la migrazione nel nuovo sito. Si entra oltre un fossato su cui un tempo stava un ponte levatoio: un portale ad arco sormontato da torre merlata accoglie il visitatore. Un bassorilievo (Madonna col Bambino e San Giovannino) firmato G. Sassetti Asculanus rielabora un tema del Folchetti (1500). Sotto, l’iscrizione del 1944 e una pietra logora con 1467, probabile data della cinta. Ricollocato lo stemma di Generoso Cornacchia (1511). Dentro, la chiesa di S. Maria delle Misericordie, un massiccio edificio con contrafforti post-1950 e il palazzo dei Baroni Farina (già convento e asilo), con soffitti policromi. Tra venti edifici, bar e ufficio postale non esistono più; la canonica è in parte recuperata.
Come arrivare: a Sant’Egidio alla Vibrata, S.P. 2 verso Villa Lempa fino a Faraone; all’altezza della parrocchiale, sinistra e poi Via Faraone Antico.
Forno
Frazione di Rocca Santa Maria a 940 m, abbarbicata a un costone di roccia di fronte a Lame. Una decina di edifici disabitati, alcuni usati d’estate; in alto la chiesetta di San Vito, rettangolare, aula unica, campanile a vela e pietra arenaria squadrata a secco, indizio di una datazione almeno settecentesca. Nel 1668 fu incendiata dalle truppe spagnole durante l’anti-brigantaggio. Faceva parte dello Stato di Bisegno; nel primo Ottocento contava 150 anime.
Come arrivare: S.S. 80 verso Montorio, poi Valle S. Giovanni > Cortino; dopo Pagliaroli destra per Agnova e Padula; prima di Padula destra per Fioli, poi destra per Riano.
Frunti
Frazione di Teramo a 650 m, anticamente feudo della famiglia De Frunto. Nel 1300 era un centro importante, governato da Roberto I di Frunti. La strada, anche carrabile, corre sul crinale che domina il Tordino: boschetti, pianori e infine una radura su uno sperone di fronte a Valle S. Giovanni. Restano le perimetrali in arenaria di tre edifici a pianta quadrata, divorati dai rovi, e una casa rimaneggiata con elettricità. Più in basso un grande casale più recente, lesionato. Un tempo qui sorgeva l’Abbazia di S. Giovanni in Pergulis, benedettina, viva fino agli inizi del Settecento.
Come arrivare: strada per Valle S. Giovanni, poi Cunetta; poco dopo il bivio per Faieto, destra su sterrata per 1 km.
Laturo
Frazione di Valle Castellana a 820 m, su una terrazza di roccia, visibile solo da lontano. Un tempo cinquanta famiglie (oltre 200 persone) in una trentina di case: oggi la mulattiera storica è quasi sparita tra rovi. Borgho chiave dei Monti della Laga, basato su pastorizia e legna. L’emigrazione, l’assenza di una strada carrabile e il declino dei mestieri l’hanno svuotato: l’ultima famiglia partì alla fine degli anni Settanta. Tra i ruderi spiccano i resti di un gafio longobardo. Un sentiero ripristinato basterebbe a restituirgli memoria.
Come arrivare: a Valle Castellana via S.P. 48 e 49, poi verso Ascoli; dopo 2 km destra per Olmeto e Valzo; da Valzo, 45 minuti a piedi.
Magliano
Frazione di Torricella Sicura a 680 m, nota già intorno all’anno 1000 come Maliano, poi Castrum Magliani. Nel Seicento sorse un’abbazia benedettina. Due nuclei: Magliano da Piedi, lungo strada, ancora in parte abitato; Magliano da Capo, contro la collina, con tre grandi caseggiati seicento-settecenteschi e altri minori, tutti abbandonati. Il palazzo centrale, della famiglia De Dominicis, cadde in silenzio dagli anni Sessanta. Tetti di quercia e laterizio crollano; su un fronte meridionale si vede la struttura lignea di un gafio e un portale con motivi semplici e una croce cerchiata. Sul colle retrostante, la “Muraglia dei Saracini” (15 m), forse difensiva, forse resto di un santuario altomedievale su cui sorse la chiesa di San Lorenzo, oggi diruta.
Come arrivare (20 km): S.S. 80 fino a Villa Ripa, destra per Il Ceppo; in S. Stefano destra per Magliano e Faognano; gli ultimi 6 km spesso dissestati.
Martese
Frazione di Rocca S. Maria a 997 m, sullo sperone che domina l’alta Valle del Tordino, vicina a Tavolero. Un cantiere a cielo aperto: una quindicina di case ottocentesche, un arco introduce alla via principale; una finestra incisa 1772, un architrave 1856. La chiesa di S. Lucia, più in alto, è quasi crollata. Nel 1668 il borgo fu distrutto e arso dagli spagnoli. Oggi si lavora a un restauro conservativo promosso dalla Provincia di Teramo; una casa è già recuperata con misura.
Come arrivare: S.P. 48 per Il Ceppo da Villa Ripa; tra Belvedere e Cona Faiete, sinistra e giù per 1 km.
Masseri
Frazione di Campli a 465 m, oggi irraggiungibile: la vegetazione ha inghiottito strade, piazzetta e muri puntellati. Cinque-sei edifici stretti attorno alla Chiesa del Rosario (copertura a capanna, campanile a vela, aula unica). All’interno restano affreschi dal colore insospettabilmente vivo. Terra per lo più della famiglia De Santis; una frana a fine anni Sessanta costrinse all’abbandono verso Paduli.
Come arrivare (14 km): S.S. 81 verso Ascoli fino al bivio Campli; a Nocella destra per Paduli e Pastinella. Oltrepassata la frazione, si continua fin dove possibile, poi a piedi.
Piano Maggiore
Frazione di Valle Castellana a 1085 m, sul versante ovest del Monte Foltrone. Sei-sette casali e una chiesa tra degrado e discreta conservazione; all’ingresso un fontanile-abbeveratoio e un’edicola mariana. Citata dal X secolo; l’antica chiesa di San Nicola fu legata (XIV sec.) alle Badesse di S. Giovanni a Scorzone, poi passò nel 1521 sotto Andrea Matteo III d’Acquaviva. Nel 1804 contava 43 abitanti. L’attuale chiesa di S. Pietro e S. Martino (prob. XIII sec.) è al margine nord. Il sito è strategico, vicino ai valichi di Pietra Stretta e dei Monti Gemelli, a vista di Castel Manfrino.
Come arrivare (30 km): S.S. 81; dopo 16 km sinistra per Macchia da Sole, poi seguire la segnaletica.
Pomarolo
Frazione di Rocca S. Maria a 877 m: pochi casali, alcuni oggi usati come rimesse. Sta lungo la strada tra Acquaratola e San Biagio.
Come arrivare (26 km): S.P. 48 per Rocca S. Maria; prima di Belvedere, destra per Macchia S. Cecilia e poi Pomarolo.
San Biagio
Frazione di Rocca S. Maria a 1091 m. Non propriamente abbandonata, ma con pochi residenti stabili (pastori e anziani). Case ottocentesche-primo Novecento ben tenute, arrampicate su un dosso; vicoli stretti e tortuosi. La chiesa di San Biagio (inizi Ottocento) sostituisce l’antica medievale crollata, i cui ruderi si vedono all’ingresso del borgo. Tra 1611 e 1614 fu pertinenza del Monastero benedettino femminile di S. Giovanni di Teramo. La campana antica sta in un campanile massiccio anni Trenta. Il restauro recente ha reso l’interno moderno e luminoso, perdendo però il fascino antico.
Come arrivare (30 km): S.P. 48 per Il Ceppo; a Rocca S. Maria–Imposte destra per San Biagio–Serra; dopo 4 km si arriva.
San Lorenzo
Piccolo gruppo di case a pochi km da Montorio al Vomano, oggi disabitato. Tra rovi e sterpi si scende in un fossato e si risale alle case strette attorno alla chiesa di S. Lorenzo, con campanile a vela ormai muto. Parte antica di fine Cinquecento, vicino al monastero benedettino di S. Benedetto a Paterno. Interno presumibilmente a navata unica con abside.
Come arrivare (11 km): S.S. 80 verso Montorio; dopo 10 km il segnale invita a sinistra; subito ancora sinistra, giù verso il fossato su un ponticello in legno.
Serra
Frazione di Rocca S. Maria a 1096 m, su uno sperone che domina il fosso sorgente del Vezzola. In zona sempre più spopolata (vicine Valle Pezzata, San Biagio, Pomarolo, Acquaratola). Prima del borgo, la chiesa del SS. Salvatore (primi Novecento) è oggi senza tetto, abbandonata. Un ponticello introduce all’unica via lastricata su cui si allineano circa venti case; qualche restauro, una targa ricorda Dario Di Paolo, altrove una piccola lapide per il cane Vasco. Panorama che abbraccia Gran Sasso, Laga, porzioni dei Sibillini.
Come arrivare (30 km): S.P. 48 per Rocca S. Maria; a Imposta destra per San Biagio–Serra, altri 5 km.
Servillo
Frazione di Cortino a 946 m, allineata su un crinale aspro. Quasi disabitata, ma la pastorizia e la legna mantengono gesti antichi. Case in pietra con poca malta; su un architrave una data 1616; su un altro, ricollocato e datato 1494, compaiono simboli araldici (leone, orsa, uomo nudo) riconducibili a famiglie come Orsini, Petrucci, Poggio Ramonte. La chiesa della Madonna della Mercede (nota dal 1526 come S. Maria di “Sirbillo”) ha tetto a capanna, campanile a vela a due campane e aula unica senza abside.
Come arrivare: S.S. 80 verso Montorio, poi Valle S. Giovanni > Cortino; oltre Pagliaroli sinistra per Servillo.
Settecerri
Frazione di Valle Castellana a 920 m. La lunga strada, spesso impervia, è stata riaperta dopo frane che l’avevano interrotta. Sulla sommità, una decina di edifici attorno alla chiesa di S. Martino, quasi tutti ristrutturati con risultati altalenanti ma gradevoli nell’insieme. Resta qualche rudere a memoria del passato.
Come arrivare: S.P. 48 e 49 fino a Valle Castellana, poi verso Ascoli; dopo 8 km destra per Settecerri e una lunga salita di 300 m di dislivello.
Stivigliano
Frazione di Valle Castellana a 822 m, con ingresso scenografico tra due edifici gemelli (famiglia Di Martino, 1908). Su una facciata minore resta un gafio; poco oltre un fontanile apre alla quotidianità di un tempo. La chiesa di S. Maria Assunta, cinquecentesca, mostra un campanile a vela con campana del 1913. Una decina di case si affacciano su una minuscola piazza; un architrave recita “Patacca Ermenegildo 1927”. Su un altro appaiono motivi allegorici consunti e un volatile inciso, come un’eco rupestre. In basso, castagneti; in circa 70 minuti a piedi si raggiunge Valle Pezzata.
Come arrivare: S.S. 80 verso Montorio, poi destra per Villa Ripa e S.P. 48 per Il Ceppo; seguire poi S.P. 49 per Valle Castellana; prima del paese, destra per Mattere, poi sterrata in buone condizioni fino a Stivigliano.
Tavolero
Frazione di Rocca S. Maria a 826 m, affacciata su un canalone del Tordino. Una decina di casali sette-ottocenteschi attorno a una corte, sormontati dalla chiesa duecentesca di S. Flaviano su sito preromanico, con portale in arenaria e impronta cistercense. Nel 1668 (allora Taudero/Tibulario/Tivolario) fu distrutta dagli spagnoli. Alcune case sono state restaurate con pietra e cemento armato: risultato piacevole ma meno antico. Poco sopra un piccolo cimitero con cancelli divelti e cappella diroccata: resta una salma del 1965. A valle, Colle; di fronte, su un pianoro, la chiesa di Agnova.
Come arrivare (22 km): S.P. 48 Bosco Martese; a Cona Faiete sinistra e giù 3 km, passando per il camposanto.
Vallenquina
Frazione di Valle Castellana a 869 m, lungo l’antica via che collegava Roma al Piceno e alla Val Vibrata, presidiata dal Castel Manfrino (Manfredi di Svevia). Il borgo è riconoscibile dal Castello Bonifaci, edificio neogotico con torre merlata eretto a inizio Novecento da Vincenzo Bonifaci (1864–1943), studioso e notaio, forse su una torre preesistente. Oggi è della famiglia Angelini. Sull’architrave di una porta nel passaggio al cortile la data 1856; sotto la volta, lo stemma Bonifaci con aquila ghibellina. L’agglomerato, ordinato e in pietra arenaria, conduce al “castelletto”; nel cortile la chiesa di San Nicola di Bari, probabilmente d’età spagnola (Carlo V), a facciata quadrata, tetto a capanna su capriate, aula unica, piccolo campanile in facciata. In età medievale il nucleo forse era sulla collina di fronte, dove affiorano coppi e laterizi. Intorno al 1600 contava due chiese (S. Nicola e S. Bartolomeo); nel 1804 gli abitanti erano 67.
Come arrivare: S.S. 81; dopo 16 km sinistra per Macchia da Sole; proseguire per Leofara e Valle Castellana; 5 km dopo Leofara, segnale per Vallenquina e breve strada brecciata.
Valle Pezzata
Frazione di Valle Castellana nel Parco Gran Sasso–Monti della Laga, a 918 m ma “affossata” in un vallone accessibile da quota 1100. L’accesso è segnato da due muretti a Piano dei Morti, toponimo nato da una battaglia tra briganti e abitanti di Serra (metà Settecento). La sterrata scende ripida per 2 km: al ritorno è una salita impegnativa, ma l’arrivo ripaga. Il borgo, diffuso, con archi, fregi e incisioni, parla di antica prosperità. Due nuclei: Valle Pezzata da Borea (versante nord, più consistente) e Valle Pezzata da Sole (casali sparsi). La chiesetta di San Nicola di Bari porta la data 1519 sulla porta laterale; nel 1521 passò agli Acquaviva (Andrea Matteo III). Un arco introduce alla piazzetta: su un architrave 1699, su un altro 1911. Dentro una casa, il messaggio di Tonino chiede di non dimenticare. Nella parte da Sole sopravvive un gafio longobardo.
Come arrivare: S.P. 48 Bosco Martese; a Imposte destra per Serra; dopo 3 km si trova l’accesso, segnalato da muretto e divieto. Lasciare l’auto e proseguire 30 minuti a piedi.
Valle Piola
Frazione di Torricella Sicura a 1000 m, forse il borgo più suggestivo tra gli abbandonati della Laga. Nel vallone nasce il Rio Valle (affluente del Vezzola). Una dozzina di fabbricati di fine Ottocento, abbandonati dal 1977, più la chiesa di San Nicola (riedificata nel 1894), oggi pericolante e svuotata. Un grande edificio prospiciente la chiesa è stato restaurato esemplarmente dal Comune nell’ottica di un albergo diffuso. Su un fronte ricostruito spicca un gafio ben restaurato.
Come arrivare (30 km): S.S. 80 verso Montorio; subito destra per Ioanella, poi Poggio Valle; quindi una brecciata poco manutenuta fino a Valle Piola.
Valloni
Frazione di Valle Castellana a 673 m, omonima dell’abitato sulla S.P. 49 ma leggermente interna, non lontana da Collegrato e Laturo. È praticamente scomparsa. Restano i ruderi della chiesetta di S. Maria degli Angeli sul punto più alto del pianoro, attorno a cui quattro-cinque casali sono divorati dai rovi. Su uno si distingue ancora un gafio: raro elemento longobardo, il cui esempio più famoso e restaurato è a Leofara.
Come arrivare: S.P. 48 e 49 per Valle Castellana, poi verso Ascoli; dopo 4 km destra per Olmeto; dopo 1,2 km, a sinistra, un viottolo in basso e, in alto, i ruderi della chiesetta. Pochi minuti a piedi fino al pianoro.





