Il Lago di Campotosto

Un lago d’alta quota dove sostano migliaia di uccelli, il silenzio dei paesi di montagna e una diga che poggia su una faglia inquieta: Campotosto è tutto questo

Il Lago di Campotosto
Il Lago di Campotosto – abruzzo-vivo.it

Il lago di Campotosto è noto a molti per il legame con il terremoto dell’Aquila e la faglia che scorre sotto il suo bacino. In realtà questo grande invaso artificiale è anche il lago più esteso d’Abruzzo e una riserva naturale istituita nel 1984, nel cuore del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Arrivarci in una giornata limpida significa trovarsi davanti una distesa d’acqua a forma di V rovesciata, incastonata tra le cime del Gran Sasso e le linee più morbide della Laga.

Un rifugio per migliaia di uccelli

L’invaso, nato nel 1938 con la costruzione di tre dighe, è diventato una delle aree di sosta più importanti dell’Appennino per l’avifauna migratoria. Dal 2006 il Corpo forestale e l’Ente Parco portano avanti un lavoro stabile di monitoraggio e inanellamento, grazie alla competenza di Eliseo Strinella.

In inverno sostano qui folaghe (fino a 5.000 individui), moriglioni (quasi 1.000), morette, alzavole e fischioni. Nei momenti di massimo passaggio si contano anche 20.000 presenze complessive. Il pesce più importante per questi uccelli è il coregone, specie adattata alle acque fredde che si riproduce tra ottobre e dicembre, diventando una fonte alimentare essenziale.

L’Ufficio biodiversità dell’Aquila alleva novellame di coregone in un incubatoio alimentato dalla stessa acqua del lago. Gli avannotti, cresciuti a temperatura naturale, risultano più resistenti una volta immessi nell’invaso.

Una strada che abbraccia l’acqua

Il periplo del lago corre per oltre 40 chilometri. Lungo la strada si incrociano cavalli attratti dal sale antigelo e le pattuglie del Comando stazione di Campotosto. Guardando il paese di Mascioni è facile immaginare lo spaesamento dei pastori degli anni ’40, improvvisamente affacciati su un lago che cambiò per sempre la loro economia, trasformando molte famiglie in pescatori.

Il comune di Campotosto, con i suoi 1.420 metri, è tra i più alti d’Abruzzo. Le case in pietra argillosa raccontano un passato semplice e resistente. Livia Mattei, responsabile dell’Ufficio biodiversità, sta lavorando a un progetto per creare un percorso didattico lungo le sponde, una vera “aula all’aperto” per studenti e visitatori.

Le sponde però restano poco fruibili: l’altitudine e l’oscillazione continua del livello dell’acqua impediscono la crescita di una vegetazione ripariale stabile. Restano piccole rarità botaniche, come una stazione relitta di betulla e grandi agrifogli.

Al tramonto il lago cambia volto: le anatre si radunano nelle anse, l’acqua si scurisce e il silenzio diventa parte del paesaggio.

La faglia sotto la diga: una convivenza difficile

Ma Campotosto è anche un luogo che solleva domande delicate. Il bacino, che contiene oltre 300 milioni di metri cubi d’acqua, è chiuso da tre sbarramenti: Poggio Cancelli, Sella Pedicate e soprattutto la diga di Rio Fucino, alta 44 metri. Ed è proprio Rio Fucino a trovarsi accanto alla faglia dei Monti della Laga, considerata attiva e in grado di generare terremoti fino a magnitudo 7.

Dopo il sisma del 2009 la Protezione Civile ha incaricato l’Eucentre di studiare la stabilità della struttura. Le analisi, pur complesse, non hanno escluso lo scenario peggiore: un cedimento della diga in caso di forte sisma con epicentro ravvicinato. Diversa la posizione dell’Enel, che considera la distanza della faglia — circa 300 metri — sufficiente a garantire la sicurezza della struttura, forte anche del buon comportamento registrato nel 2009.

Non tutti i geologi condividono questa valutazione, e i timori delle comunità a valle restano comprensibili: un eventuale cedimento avrebbe conseguenze devastanti per tutta la Val Vomano.

Campotosto vive così tra due identità: oasi naturale straordinaria e luogo fragile, dove convivono bellezza, ingegneria e una faglia che continua a muoversi.

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