Pescara è una di quelle città che sfuggono alle definizioni semplici. Moderna, movimentata, luminosa, eppure attraversata da memorie profonde che riaffiorano tra le sue strade e sui colli che la circondano. A metà degli anni Cinquanta, lo scrittore Guido Piovene, nel suo celebre “Viaggio in Italia”, ne colse con sorprendente lucidità la doppia anima: quella dannunziana, fatta di suggestioni letterarie e atmosfere marine, e quella nuova, dinamica, quasi “americana”, cresciuta di slancio nel secondo dopoguerra. Oggi la sua visione è ancora attuale, e racconta una città che ha continuato a espandersi, a cambiare e ad attrarre persone da tutto l’Abruzzo, diventando un vero punto di riferimento per l’intera regione.

Piovene osservava come Pescara fosse già allora diversa dalle altre città italiane. Non seguiva la logica della piazza centrale, del salotto urbano attorno al quale tutto gravita, ma si allungava lungo la costa, attraversata dalla ferrovia come una città del Far West. Per lo scrittore, questa caratteristica non era un limite, bensì un segno distintivo: Pescara era un laboratorio vivente, una città che nasceva e cresceva per addizione, senza cessare mai di espandersi. Così come osservava che, pur essendo “la più abruzzese delle città abruzzesi”, riusciva allo stesso tempo a rappresentare un’opposizione vivace alla tradizione montana, diventando il centro ideale verso cui convergeva la popolazione dell’interno.
La visione di Piovene: una città moderna che ribolle di vita
Nella sua descrizione, Piovene insiste su un’immagine chiara: Pescara come una città americana in pieno Adriatico. Non tanto per l’estetica, quanto per il ritmo. Gli sembrava una realtà ribollente, caotica, popolata da gruppi che si accavallavano come onde, senza un centro vero ma con un’energia continua. Questo movimento incessante era per lui uno dei “fatti straordinari dell’Italia del dopoguerra”, un fenomeno quasi unico nel panorama urbano di quegli anni.
Il raddoppio della città, la crescita lungo la costa, la presenza della ferrovia come arteria centrale e insieme come ostacolo, davano a Pescara un’identità nuova, diversa da quella delle città storiche italiane. Non era la città della memoria, ma quella del domani, del lavoro, del mare, dei collegamenti. E proprio la sua capacità di attrarre persone da ogni angolo dell’Abruzzo trasformava il suo tessuto sociale in un mosaico vivace, fatto di voci e storie che arrivavano dalle montagne, dalle campagne, dai piccoli borghi dell’interno. Per Piovene, questa migrazione interna aveva in Pescara il suo centro naturale, una sorta di Mecca laica dove la provincia trovava un punto di incontro e di ripartenza.
La Pescara reale: arte, mare, cultura e cucina
Al di là dello sguardo dello scrittore, la Pescara di ieri e di oggi racconta molto altro. La città moderna convive con tracce significative del passato, dal nucleo antico sorto attorno alla fortezza spagnola fino ai luoghi legati a Gabriele D’Annunzio. La casa natale del poeta, trasformata in museo, mantiene intatto il legame con uno dei personaggi più influenti della cultura italiana del Novecento.
Lungo la costa si alternano pinete storiche, ampie spiagge, quartieri residenziali curati e strutture culturali come l’Aurum, l’auditorium Fiaiano e il teatro dedicato a D’Annunzio. Nei colli si trovano chiese moderne e antiche, musei dedicati agli artisti della famiglia Cascella e raccolte preziose come le maioliche di Castelli conservate in città. Pescara, con il suo porto turistico tra i più importanti d’Italia, è diventata anche una porta verso l’est europeo, una città dal respiro più largo rispetto ai suoi confini.
La sua gastronomia unisce tradizione marinara e identità regionale. Piatti come il brodetto, il baccalà “mbriache”, le ricette con calamari e scampi o lo stoccafisso raccontano un legame profondo con il mare. E il celebre Parrozzo, dolce simbolo della città, continua a evocare il legame con D’Annunzio, che lo celebrò persino in versi.
Pescara, nella lettura di Piovene e nella realtà attuale, resta una città che non assomiglia a nessun’altra: dinamica, espansiva, attraversata da energie diverse e sempre capace di reinventarsi senza perdere la sua identità costiera.




