TFR: la regola per calcolarlo in maniera corretta che in molti non conoscono

La Cassazione ha chiarito quali sono le voci della busta paga da includere nel calcolo del TFR e limitato la discrezionalità dei datori.

Uno degli aspetti più controversi del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) riconosciuto ai lavoratori dipendenti è la modalità di determinazione. Molto spesso, i datori e i lavoratori si scontrano sulle voci che debbano essere ricomprese nel calcolo.

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TFR: la regola per calcolarlo in maniera corretta che in molti non conoscono (abruzzo-vivo.it)

A risolvere, in parte, le diatribe ci ha pensato la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza. I giudici di legittimità hanno specificato qual è il principio da applicare per l’individuazione della somma esatta da riconoscere agli aventi diritto.

Calcolo TFR: la Cassazione a tutela dei lavoratori

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30331/2025 del 17 novembre 2025, ha chiarito quali sono gli elementi su cui determinare l’ammontare del TFR, sulla base dell’interpretazione dell’art. 2120 del codice civile.

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Calcolo TFR: la Cassazione a tutela dei lavoratori (abruzzo-vivo.it)

In particolare, ha sottolineato che vanno ricomprese tutte le voci della busta paga riconosciute a titolo non occasionale, a esclusione dei soli rimborsi spese. Tale regola, che prende il nome di “principio di omnicomprensività“, va applicata in linea generale. Possono, quindi, essere escluse in via eccezionale alcune voci solo se è il datore di lavoro a provarne la dovuta esclusione, sulla base di una norma collettiva. Di conseguenza, non spetta al lavoratore dimostrare che una voce della busta paga debba essere ricompresa nel computo del TFR.

Il caso esaminato dalla Cassazione riguardava un gruppo di lavoratori che aveva intrapreso un’azione legale contro la propria azienda, richiedendo il ricalcolo del TFR, perché considerato inferiore rispetto a quello spettante. I dipendenti, infatti, ritenevano che fossero stati esclusi gli straordinari, le somme per il richiamo in servizio, le indennità di trasferta, le maggiorazioni per i turni sfalsati e i permessi per ex festività.

Il Tribunale aveva accolto le ragioni dei lavoratori, mentre la Corte d’Appello aveva ribaltato la situazione, ritenendo che spettasse ai dipendenti provare la necessità di includere le voci scartate, indicando le specifiche norme del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Per i giudici della Corte di Cassazione, però, non devono essere i lavoratori a mostrare i motivi per i quali una determinata voce retributiva debba essere inserita nel TFR, perché l’art. 2120 del codice civile sancisce che debbano rientrarvi “tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese“. In conclusione, l’esclusione è una deroga a questo principio ed è compito del datore di lavoro provare che una determinata voce non vada considerata nel calcolo del Trattamento di Fine Rapporto.

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