Rigopiano, archiviate tutte le accuse. Rimangono solo le ventinove vittime innocenti

 

D’Alfonso, Del Turco e Chiodi erano indagati per la mancata predisposizione della mappa del rischio valanghe. Nella tragedia del gennaio 2’017 morirono 29 persone

Articolo: Corriere della Sera       Foto: www.tio.ch

Il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, ha disposto l’archiviazione di 22 indagati nell’inchiesta madre sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), avvenuto il 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse il resort provocando la morte di 29 persone. Escono definitivamente dall’inchiesta tra gli altri gli ex presidenti della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli e la funzionaria della Protezione Civile Tiziana Caputi. I tre governatori erano finiti sotto inchiesta per la mancata predisposizione della mappa del rischio valanghe, omissione che, secondo l’iniziale formulazione dell’accusa avrebbe contribuito alla tragedia che il 18 gennaio del 2017 provocò la morte di 29 persone.

Processo ai minimi termini

Con la raffica di archiviazioni, si riduce ai minimi termini il processo per le responsabilità connesse alla tragedia dell‘hotel. Restano infatti in gioco solo figure come gli ex sindaci di Farindola (sul cui territorio sorgeva l’albergo), alcuni impiegati del medesimo municipio e il gestore dell’albergo. Secondo la procura di Pescara, che nel 2018 era arrivata a indagare sulle responsabilità ricoperte da 28 persone in totale i soccorsi erano scattati con netto ritardo, solo nel pomeriggio del 18 gennaio. Al tramonto il prefetto aveva chiesto l’ausilio dell’Esercito e della Regione per lo sgombero della neve nei paesi di montagna. Tra le persone per cui è scattata l’archiviazione (ma solo per alcuni reati) c’è anche il prefetto di Pescara dell’epoca, Francesco Provolo.

Il gip: «Nessun ritardo nell’emergenza»

«Nessun inadempimento o ritardo – scrive il gip di Pescara Nicola Colantonio – può rivelarsi nella valutazione della tempistica di attivazione del Core (il coordinamento regionale per le emergenze, ndr) da parte dei soggetti responsabili, in conseguenza del verificarsi degli eventi sismici del 18 gennaio 2017». «Approfondendo i termini della vicenda – prosegue il gip – peraltro occorre considerare che D’Alfonso, dichiarando formalmente lo stato di emergenza in data 12 gennaio 2017 (delibera di Giunta n.8), aveva implicitamente già autorizzato (ben cinque giorni prima della tragedia) il dirigente del servizio ad attivare il Core».

La telefonata della funzionaria

Nell’elenco degli indagati per cui non ci sarà processo figura anche Daniela Acquaviva, la funzionaria della prefettura di Pescara salita alla ribalta delle cronache, perché nella telefonata del ristoratore Quintino Marcella – che per primo la sera della tragedia lanciò l’allarme – pronunciò la frase: «La madre degli imbecilli è sempre incinta». Con lei anche Andrea Marrone, consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa; Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile. Per Provolo, Di Tommaso, Marrone e Giovani, l’archiviazione riguarda solo ad alcune ipotesi di reato. Ai quattro sono contestati altri capi di imputazione. Stesso discorso per Daniela Acquaviva: il gip ha disposto l’archiviazione per un aspetto, ma è imputata nel procedimento Rigopiano bis sul presunto depistaggio. Tutti erano indagati per omicidio colposo e disastro colposo.

Nessuna colpa per la protezione civile

A chiedere l’archiviazione erano stati il procuratore capo Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia. Alla richiesta si erano opposti alcuni legali dei familiari delle vittime, ma il gip ha respinto le opposizioni e oggi ha disposto l’archiviazione, che riguarda anche gli assessori che si sono succeduti alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; dell’ex sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, della funzionaria della Protezione Civile, Tiziana Caputi; dell’ex vice presidente della Regione Abruzzo, Enrico Paolini; dell’ex direttore generale della Regione Abruzzo, Cristina Gerardis; e dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. Archiviazione anche per Giovanni Savini (direttore del dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014); Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile; Antonio Iovino; dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile; Vittorio Di Biase, direttore Dipartimento opere pubbliche fino al 2015; Vincenzino Lupi, responsabile del 118.

Lo sconcerto dei familiari

«Alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza. Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti dei funzionari della Regione e dei personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte. L’archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quanto riguarda me e la mia famiglia non ho parole, mi sento preso in giro dalla giustizia». Così Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime dell’hotel Rigopiano di Farindola.

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Informazioni su Marco Maccaroni 922 articoli
Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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