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Templari e Celestino V a l’Aquila

L’Abruzzo è una regione ricchissima di simboli esoterici e leggende, ma la città che presenta più enigmi è senza dubbio L’Aquila. La città creata nel 1254 da  re Corrado IV di Svevia, figlio di Federico II, ha una storia piena di mistero che si intreccia con quella dei Templari, che qui avrebbero nascosto il proprio tesoro e con Pietro da Morrone, conosciuto come Papa Celestino V, “colui che fece per viltade il gran rifiuto” (Dante, Inferno, Canto III). Ma andiamo con ordine…

Ilt futuro Papa Celestino V, nasce vicino ad Isernia, nel 1210, ed entra giovanissimo in convento. Divenuto frate benedettino, si rifugia sul Monte Morrone, sopra Sulmona, per vivere da eremita e fondare la Congregazione dei poveri eremiti morronesi.

Nel 1274 per difendere la sua Congregazione dallo scioglimento, decide di recarsi a Lione dove sta per svolgersi il Concilio voluto da Papa Gregorio X. Un lungo viaggio a piedi, di ca. 1000 km, in pieno inverno, ed è in quella occasione che Pietro da Morrone incontra i Templari, soggiornando per circa due mesi in uno dei loro maggioni. Sembra che fu proprio in quest’occasione che i Templari strinsero un forte rapporto di fiducia con il futuro Papa Celestino V, tale da convincerli ad affidare a lui la custodia di un tesoro unico.

Il 4 aprile del 1292 moriva Papa Niccolò IV, in un periodo di forte crisi della Chiesa a causa del nepotismo e della simonia (la vendita delle cariche ecclesiastiche), tanto che passarono più di due anni per la nomina del nuovo Papa. La scelta cadde su Pietro da Morrone, che il 5 luglio 1294 fu incoronato Papa Celestino V, all’età di 74 anni. Per molti, le ragioni che portarono alla sua elezione erano legate proprio alla veneranda età del Pontefice e alla sua presunta malleabilità, caratteristica che però fu presto smentita dalle sue scelte e dalla fermezza delle sue decisioni. Ma cosa lega Papa Celestino V al cosiddetto “mistero” dei Templari?

Durante il suo rientro da Lione, lo stesso Pietro da Morrone racconta di aver incontrato un cavaliere, un angelo che lo avrebbe protetto e in un affresco, interdetto al pubblico nella Basilica di Collemaggio, compaiono proprio Celestino e l’angelo, con uno stemma, la croce rossa dei Templari. Sulla via del ritorno dalla Francia, nel luglio 1274 Pietro si ferma a L’Aquila.

Durante un sonno ristoratore racconta di aver visto La Madonna la quale, in segno di riconoscimento per le grazie ricevute a Lione, gli chiede di costruire, proprio a L’Aquila, un Santuario a lei dedicato. Pietro contatta subito il vescovo della città, Niccolò da Sinistro, per la costruzione di un monastero e di un’imponente abbazia. Forse il sogno della Madonna è solo una leggenda, ma sta di fatto che in poco tempo Pietro trova le risorse e i progetti per edificare la basilica.

Nell’agosto 1288, la Chiesa di S. Maria in Collemaggio è già consacrata, fatto straordinario se si pensa che sia stato un’eremita senza esperienza a guidare la realizzazione di un’opera così maestosa. E’ per questo motivo che molti credono che siano stati i Templari ad intervenire con i loro maestri d’opera e le loro conoscenze. Sembra infatti che essi avessero rinvenuto, nelle rovine del tempio di Gerusalemme, documenti relativi alle leggi divine dei numeri, dei pesi e delle misure, che avrebbero fornito solo ai fidati maestri costruttori di cattedrali. Le cattedrali gotiche, che iniziarono a fiorire proprio nel 1128, l’anno di ufficializzazione dell’Ordine dei Templari, rappresentano infatti dei veri e propri libri di pietra, ricchi di simboli, codici e conoscenze che solo agli iniziati è dato di comprendere. L’influenza templare è d’altronde chiara e visibile nella basilica: nelle forme ottagonali che ricorrono e nei suoi due colori, espressione del dualismo cosmico rappresentato dai due cavalieri su un solo cavallo del loro sigillo.

Celestino V venne incoronato Papa il 24 luglio 1294 proprio sul piazzale della Basilica di Collemaggio e, come primo atto, istituisce la Perdonanza ossia la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dei peccati: chiunque si fosse recato nella Basilica di Collemaggio in agosto, dai vespri del 28 al 29 giorno della sua elezione, avrebbe ricevuto il perdono dei peccati, tradizione che continua ancora oggi e sulla cui scia il suo successore, Papa Bonifacio VIII, istituirà il primo Giubileo della storia

Per molti, come scrisse lo stesso Dante, Celestino “per viltade fece il gran rifiuto”, ma per molti altri invece, Frà Pietro aveva un compito più importante dello stesso papato. Appena 3 giorni prima delle sue dimissioni, il 10 era stato completato il trasporto della casa di Maria a Loreto, e per alcuni, la Basilica di Collemaggio, faceva parte di uno stesso disegno: la costruzione di casseforti di pietra a custodia dei tesori dei Templari. Era come se, conclusa la sua missione, Celestino V se ne andasse.

Ad aggiungere mistero nel 1988, la trafugazione delle spoglie di Celestino che per circa 24 ore furono in balia di sconosciuti che le fecero ritrovare nel cimitero di Rocca Passa, in provincia di Rieti. Altro episodio oscuro, fu la ricognizione chimico-tossicologica dei resti subito dopo disposta dalle autorità ecclesiastiche, di cui però non rimane traccia, come ha ammesso anche il vescovo dell’Aquila.

Recenti scavi, hanno scoperto delle mura nel piano inferiore della Basilica di Collemaggio, che testimonierebbero la presenza di stanze sotterranee segrete, in cui sarebbero custodite preziose reliquie: una spina della corona di Gesù e l’indice della mano destra di San Giovanni Battista. A conferma, il documento Schiffman del 1775 che elenca le reliquie in mano ai Templari, pone al primo posto, come massima reliquia della Cristianità, l’indice della mano destra di San Giovanni Battista, donata all’ordine templare da Re Baldovino di Gerusalemme.

Quindi è possibile che i Templari, avessero affidato a Celestino V le loro preziose reliquie, che sarebbero poi state custodite in una città fortezza come l’Aquila. É per questa ragione, che Celestino avrebbe abbandonato il Papato, per occuparsi di una missione per lui ancora più importante. Ma quale sarebbe questo segreto? Forse il mitico tesoro del Tempio del Re Salomone…non ci sono tracce certe, ma solo una chiara, visibile indicazione proprio sulla tomba del Papa: lo stemma del Re Salomone. Comunque cio’ che risulta strana nella storia di Celestino V è che le sue spoglie sono rimaste intatte anche dopo il terremoto che ha distrutto L’Aquila nel 2009 e che il Papa Ratzinger, dimissionario come lui, ando’ a porgere visita ai resti del suo predecessore e depose il suo pallio pontifico sulla teca di cristallo.

#Le vie del mistero

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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