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L’acqua, la roccia e la grotta nel culto di San Michele Arcangelo

Da Ercole a San Michele

Allo stesso modo dei fiumi, delle sorgenti, delle cime montuose e delle foreste, le grotte sono stateconsacrate al culto di divinità nel corso della storia dell’uomo; sono state attribuite loro caratteristiche simboliche e qualità magico-terapeutiche che le hanno elevate dallo status di luoghi naturali a quello di luoghi sacri, innestando culturalmente in esse il seme di una potenza divina. Le caratteristiche naturali intrinseche svolgono un ruolo solo marginale nell’attribuzione di sacralità a un luogo; esse ripropongono le opposizioni concettuali che si riferiscono all’ambiente umano, come quella tra la sfera terrena e quella celeste, sotterranea o acquatica. Tuttavia, è l’humus culturale che permette a una società di scorgere, riconoscere e affermare la presenza divina in un ambiente naturale, segnando in modo specifico la grotta, il fiume, la sorgente, la montagna, la foresta: il divino può celarsi in ogni elemento della natura. Le opposizioni concettuali, specchio dalle caratteristiche naturali del luogo, sono difatti pressoché universali, in quanto si ritrovano in gran parte delle più diverse culture, mentre i contesti culturali che si susseguono nel corso della storia conferiscono un significato specifico al luogo sacralizzato.
La grotta, “spaccatura reale e simbolica […], costituisce il passaggio fra il profano e il sacro, fra la Natura e la Cultura, fra vari gradi di sacralità” ; è il punto di contatto tra l’esterno luminoso e l’interno oscuro, l’inconscio, l’utero materno e della Dea Madre e allo stesso tempo costituisce la porta d’accesso peril mondo dei morti. È proprio la sacralizzazione a instaurare in un luogo naturale un rapporto tra l’essere umano e l’aldilà, una comunicazione che trapassa i confini tra la realtà materiale e l’ordine spirituale. La grotta è il luogo in cui l’uomo può situarsi al centro del mondo, nel punto chiave in cui si apre per lui la possibilità di contatto con il cielo e costituisce il posto in cui, come negli altri spazi sacri, si riproducono esi simboleggiano la percezione culturale del mondo e del cosmo.La grotta rappresenta la materializzazione del “grande confine”, dove entrano in contatto diversef orme di esistenza ; non a caso è il luogo che più ha ospitato il culto di san Michele, venerato come custode sui monti, le cui creste toccano il regno del cielo e la cui base origina nel mondo sotterraneo,e difensore nelle grotte contro i pericoli dell’oscurità, dell’ignoto, della vita sotterranea. San Michele è, difatti, l’arcangelo del passaggio”, ossia uno psicagogo o psicopompo che evoca e conduce le anime dei morti nell’aldilà; egli è anche un santo taumaturgo, un arcangelo medico venerato per le sue capacità di guarigione dai mali del corpo, ed è in primo luogo tramite l’acqua che san Michele agisce a beneficio degli uomini. Questo elemento, indice di fertilità e veicolo di purificazione, è sempre presente nella vita umana nelle sue varie forme di sorgenti, pozze di raccolta e ruscelli; è veicolo di palingenesi, in grado di rigenerare e restituire vitalità a chi se ne serve grazie alle sue qualità magico – terapeutiche scaturite dalla consacrazione del luogo di culto. La sua presenza e il contatto con essa sono al vertice della “partecipazione più completa e più diretta possibile alla vita universale” e comportano “sempre una rigenerazione: sia perché la dissoluzione è seguita da una “nuova nascita”, sia perché l’immersione fertilizza e moltiplica il potenziale della vita”.

San Michele Arcangelo 

Il culto di san Michele si radica dove l’acqua si unisce alla roccia: l’antro buio e misterioso della grotta è diventato quindi il luogo di culto dell’Arcangelo per eccellenza, all’interno del quale l’acqua si insinua nella pietra e sgorga come sorgente taumaturgica. Entrambi gli elementi dell’acqua e della roccia hanno assorbito le proprietà sanatrici del santo e sono costantemente cercati, prelevati, toccati dai fedeli nella fiduciosa speranza che possano graziarli dai mali corporali tramite le loro virtù miracolose. Come fa notare lo studioso Edoardo Micati, la compresenza di buio nelle grotte e di luce del cielo nel culto di san Michele sembra evidenziare la contrapposizione drastica tra la dannazione eterna e lasalvezza 16 . La grotta, difatti, è impregnata della sintesi tra le opposizioni concettuali di morte e (ri)nascita,tra la sinistra oscurità dell’antro roccioso e la confortevole accoglienza dello spazio riparato; è un luogotemuto e cercato al tempo stesso, teatro di inquietanti leggende e al contempo culla storica e mitica dello stesso uomo, suo abitante e pellegrino fin dai tempi più remoti. La caverna è “un muro aperto sulle profondità della terra, nella cui cavità l’uomo può esplorare, vivere il mistero o almeno tentare, fremendo,di avvicinarglisi, non solo fra il piano della terra e del cielo, ma fra terra, cielo e l’angusta fenditura della discesa nelle umide profondità”; in questo luogo l’uomo si è affidato alla religione per affrontare i temi critici e misteriosi della nascita, della sussistenza e della morte, come è avvenuto per il culto di san Michele. La maggior parte delle “grotte sant’Angelo” è ubicata nei pressi di tratturi o di pascoli montani.

Grotta a San Michele Arcangelo

La diffusione del culto di san Michele in Abruzzo ebbe luogo sia grazie all’insediamento longobardo, che fondò i primi luoghi di culto alle pendici della Majella, ma soprattutto grazie al fenomeno culturale della transumanza (dai termini trans , “di là”, e humus , “terra”, ovvero “attraversare il suolo”), ovvero il passaggio alternato e periodico degli armenti dai pascoli estivi dell’appennino a quelli invernali del Tavoliere delle Puglie e viceversa. All’interno delle grotte i pastori si rifugiavano per riposare durante il lungo cammino e per invocare la protezione di Ercole prima e san Michele poi, entrambi custodi delle sorgenti, delle greggi e dei pastori, capaci di allontanare i mali di varia natura e apportare salute. Nelle grotte sono stati infatti rinvenuti molti oggetti appartenenti alla vita quotidiana pastorale, come attrezzi per la lavorazione della lana, maschere votive, oggetti di culto ed ex voto. Le grotte dedicate inizialmente a Ercolee in seguito a san Michele erano caratterizzate dalla presenza dell’acqua sorgiva o di fonti, considerate fondamentali per le proprietà purificatrici e vitali dell’acqua , simboli e portatori di fertilità e guarigionee in grado di garantire il contatto con il mondo dell’aldilà , oltre che presenza imprescindibile nei luoghi in cui sostavano le greggi transumanti.

 

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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