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Castiglione a Casauria, cenni di storia

 

CENNI STORICI
Castiglione a Casauria, già Castiglione alla Pescara, assunse tale denominazione nel 1863. Già in provincia di Teramo, dal 1927 é passato con altri Comuni ad appartenere alla nuova provincia di Pescara. Il suo territorio comunale, esteso circa 16 km quadrati, confina con quelli di Bussi sul Tirino, Pescosansonesco, Pietranico, Torre dé Passeri, Bolognano, Tocco da Casauria, tutti in provincia di Pescara. A 345 mt sul livello del mare, il territorio, oltre al capoluogo comunale, é strutturato in diversi insediamenti sparsi e frazioni, quali Cervarano, Le Grotte, San Clemente, Madonna della Croce. Dista dal capoluogo provinciale circa 40 km. E’ parte della Comunità Montana Vestina – Zona I di Penne e con circa il 30% del territorio, segnatamente montano, contribuisce al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga . I suoi abitanti, alla data del 31.12.2001, ascendevano a 893. Moltissimi Castiglionesi si trovano all’estero. Europa, America del Nord, America del Sud e, particolarmente, Australia rappresentano le mete di una emigrazione di massa avviatasi dagli ultimi decenni dell’Ottocento. Paese dalle vive tradizioni civili e religiose, ha la chiesa parrocchiale dedicata all’Assunta (secoli. XII-XVII), nel centro storico é sito l’antico castello feudale, denominato dal Settecento palazzo de Petris-Fraggianni (secoli. XII-XVII), oggi acquisito al patrimonio pubblico comunale ed in fase di recupero e restauri. Nel suo territorio é collocata la splendida abbazia benedettina di San Clemente a Casauria (secoli. IX-XII). Vi si produce il moscatello, vino liquoroso e profumato di grande rinomanza. Festeggia i Santi Patroni, Biagio ed Emidio, vescovi e martiri, il 3 e 4 febbraio.

 

 

L’ALTOMEDIOEVO
Alle origini di questo Centro vestino trasmontano nell’alta Valle del fiume Pescara, oggi in Provincia di Pescara, stà il complesso e non ancora meglio definito assetto territoriale paganico-vicano facente capo, in età tardo-imperiale, all’antica Interpromium. Tale problematica interessa un ampio settore della valle del Pescara, tanto a nord, quanto a sud del corso fluviale, ossia nelle aree che contribuiranno a formare i comitati altomedievali di Pinna (Penne) e Teate (Chieti) e, successivamente, i giustizierarti di Abruzzo Citra e di Abruzzo Ultra, cioé i prodromi delle future province d’Abruzzo. Pur se verosimilmente più antica, la coniazione del toponimo Castiglione nell’area che ci interessa, ove dal IX secolo operò il grande monastero benedettino casauriense della Santissima Trinità, poi di San Clemente papa e martire, é documentata a partire dal tardo secolo X, con specifico riferimento alla fase di incastellamento territoriale.

 

Sarà bene dare subito, in extenso, il testo documentario da cui si rileva la più antica menzione, fin qui nota, del toponimo Castiglione. Il documento consta di una compravendita di terreni, scritta dal notaio Berneri, nell’anno 980, nel territorio del comitato pennese e seguita tra Sansone, figlio del fu Renedio, e il sacerdote Liutone, figlio della fu Liute:

In nomine Domini Dei et Salvatoris nostri Ihesu Christi. Ego Sanso, filius quondam Remedij, trado atque transfundo tibi Liutoni presbitero, filio quondam Liute, habitatori infra territorium pinnensem, in loco ubi C A S T E L I O N E vocatur, duas petias de terra mea in ipso casale ad sanctum Martinum. Prima petiola est subtus ipsa via que pergit per ipsum collem de Casalecclo, per mensuram modiorum trium, in atrio sancti Martini. Secunda petiola est ibidem, infra ipsum vocabulum de sancto Martino, subtus ipso colle de Casalecclo, cum omnibus que infra se, vel super se habentur in integrum. Et pretium exinde recepi valente solidos viginti. Et hoc repromitto. Scripsi ego Berneri iudex et notarius. Actum in Pinne. Anno incarnatione Domini .DCCCC.LXXX., imperante domno Octone et Octone filio ejus. + Iohannes et + Dodo testes

Alla tradizione della Cronaca monastica di San Clemente a Casauria, che vuole edificato il castello di Castiglione attorno al 980 dall’abate Adamo, sembrerebbe non contrapporsi un diverso contenuto documentario dello stesso codice di Casauria. Sembrerebbe, cioé, che testo cronistico e testi documentari concordino sull’assunto. In effetti la nozione toponimica di Castiglione, come si é visto, é fornita proprio in testi documentari del secolo X, sicché sembrerebbe, conseguentemente, non retrodatabile alla stessa edificazione del cenobio casauriense, nel IX secolo, l’affermazione del nostro toponimo, sia pure quale nome territoriale6. Ma é proprio il racconto cronistico sulla edificazione del castello castiglionese, chiaramente dedotto da una compilazione cronistica precedente il XII secolo, a farci pensare fondatamente ad una più remota origine del toponimo e dell’insediamento, nonché ad una sua più antica affermazione rispetto alle stesse fasi insediative del monastero di Casauria. Riferendosi alle iniziative dell’abate Adamo, Giovanni di Berardo, autore della Cronaca di Casauria, così scrive:

Construxit enim in ipso tempore ipsum castellum ubi solebant esse are porcorum et stabula jumentorum, in quo posuit Vicum, qui pinnensis appellabatur et Gemmetum et duas villas, que ambe Cevaranum dicebantur. Cui nomen indidit et ipsum vocari instituit C A S T E L L I O N U M, eo quod ibi, antea, in castris suis solebant sedere pastores ovium

Per cogliere al meglio la complessità della perentoria affermazione del cronista, che evoca tutta la problematica evolutiva dell’assetto territoriale ed insediativo dell’area, occorrerà ricostruire le preesistenti strutture territoriali del IX e gran parte del X secolo, che hanno, appunto, contribuito alla compattazione territoriale risultante dall’incastellamento di Castiglione. Stando alla documentazione del cartulario monastico di Casauria é possibile delineare il processo insediativo castiglionese sino alla formazione del castello, che appare inserito in un vero e proprio sistema castrense, strutturato, questo, e regolato dalle necessità espansive, economiche, politiche e sociali dell’aristocrazia fondiaria e, quindi, del monastero medesimo. Un sistema che verrà ad essere sensibilmente innovato, con eclatanti risvolti sul piano politico-amministrativo, con la dominazione normanna tra i secoli XI e XII.

 

 

Nel brano testé riferito, come si vede, la nozione dell’incastellamento di Castiglione, per quanto stringata ed acriticamente desunta dal cronista, sottolinea innanzitutto una iniziativa di accorpamento di entità territoriali diverse e prossime fra loro, ognuna delle quali evidenzia un proprio insediamento umano. La fase della fortificazione, inoltre, del territorio così compattato, cioè della pertinenza del castello, appare sancita dalla riproposizione, più che originale coniazione, del toponimo Castellionum, di cui si tenta l’etimologia, o la paraetimologia, secondo uno schema classico della cultura monastica del secolo XII, tendente ad una rifondazione e consacrazione dei siti e degli insediamenti, anche preesistenti e processualmente trasformati ed innovati dall’azione di incastellamento. Casauria rivendicherà sempre e massime con i Normanni la primogenitura dei castelli, alla cui fondazione corrisponde una nuova cristianizzazione del territorio. Ad essere accorpati, pertanto, in un’unica entità territoriale sotto il nome di Castiglione, sono i territori di Vico Pennese, o gran parte di questo; di Gemmeto e quelli delle due ville di Cevaranum. L’epoca, poi, di tale accorpamento é direttamente desunta dal cronista dal cartulario monastico. Infatti, prima del racconto sulla edificazione del castello, egli si intrattiene a commentare un documento, in questi termini:

Postquam autem regressus est abbas Adam ad monasterium, studebat omni sollicitudine recuperare omnia fere que temporibus antecessorum suorum perdita vel vendita vel in vadimonio posita fuerant. Nam super quibusdam viris Lupo et Deodato et super quibusdam Iohanne et Amico germanis quoddam tenementum Gemerutum vocitatum, per sententiam curie recuperavit, quod tenementum castro C A S T E L L I O N I S addixit

Tale documento fa bella mostra di se alla carta 154 verso del codice di Casauria e consta di un placito, tenutosi nel territorio pennese, nel luogo detto Marsicani, datato nel mese di ottobre, corrente l’indizione decima, dell’anno 981. E’ dunque chiaro, qui, il tentativo del cronista di stabilire una concordanza, fattuale e temporale, tra la nozione dell’incastellamento di Castiglione, dedotta come sopra da fonti cronistiche ad egli precedenti, con i testi documentari, da egli personalmente rivisti e dati a trascrivere nel cartulario. Ciò attiene anche alla necessaria spiegazione che il cronista offre circa l’accorpamento territoriale che presiede la fondazione del castelli. Lo schema, infatti, evidenziato per Castiglione, riguarda tutti gli altri consimili casi dell’area. Di tale formazione territoriale il cronista dà conto nella predisposizione dell’indice documentario alla prima parte del cartulario, ove vengono elencati gli atti detti munimina. Questi documenti concernono beni oggetto di diversi negozi giuridici, effettuati in epoche diverse, anteriori e successive all’edificazione del monastero; documenti confluiti nell’archivio abbaziale allorché il monastero venne in possesso dei beni stessi.

 

 

Pertanto essi hanno la funzione precipua di munire, ovvero difendere il diritto di possesso e di proprietà di quegli stessi beni, che sono stati acquisiti al patrimonio monastico. Infatti, come nel caso di compravendite o donazioni, al monastero, unitamente al bene ceduto, vengono consegnati i relativi monimina. Riassunti nella prima parte del cartulario, tra le carte 6recto-72verso, a cui si premette, appunto, un indice, questi atti vengono disposti per località, ossia per ambiti comitali cui quelle si riferiscono. Nel caso di Castiglione, pertanto, troveremo i munimina inseriti fra quelli pertinenti al comitato pennese. All’interno dei singoli comitati l’ordinamento dei documenti segue per singole località. Una stessa di queste può evidenziare numerosi documenti, che vengono trascritti ed elencati in ordine cronologico. Tale sistemazione archivistica, operata nel XII secolo, indusse il codicografo a rubricare i documenti alla luce delle sensibili innovazioni territoriali seguite all’incastellamento e, quindi, sostanzialmente a documentare la geografia locale prima e dopo la creazione dei castelli, con il connesso recupero di un vasto apparato toponomastico desunto sempre dai testi documentari. La tradizione cronistica surriferita, pertanto, dell’incastellamento di Castiglione può essere approfondita studiando l’indice predetto, posto in premessa alla prima parte del cartulario ed immediatamente dopo il prologo all’intero codice, tra le carte 1verso-4verso. Così Giovanni di Berardo introduce il detto indice:

Incipimus igitur a parte pinnensis territorii extra insulam circa ipsa litora trans flumen Piscarie penes ecclesiam de vocabulo sancti Calixti videlicet a quondam casali olim ibidem posito, postea in C A S T E L L I O N E M et Bectorritam asportato. Cuius ab antiquo tale vocabulum habuit et nunc in tenementis suis habet

Si chiarisce, come si vede, in partenza l’intento ricostruttivo del codicografo, il quale é in grado di dire che la chiesa di San Callisto un tempo apparteneva al casale omonimo, il cui territorio venne accorpato per una parte a quello castiglionese e per l’altra a quello di Bectorrita, la futura Torre de Passeri. L’indice, dunque, menziona in primis la località di Vico Pennese, a cui si riferiscono ben 49 documenti. Seguono i casali di Ragiano, Pantano e Colle, rispettivamente annessi ai castelli di Olivola, Colle e Rocca de Soti. Casalecclo e Sancto Martino vengono indicati nel Castellionis tenemento a riprova del fatto che l’originaria formazione della pertinenza territoriale del castello castiglionese attenne all’accorpamento di ambiti di territorio più prossimi all’insediamento accentrato, lasciando quasi inalterata la struttura dell’insediamento sparso circostante. Altri sette documenti menzionano Teczanico, in Castellione transposito, o per meglio dire 20 moggi di terra, siti presso la chiesa di San Felice

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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