Casalincontrada, la Madonna col bambino

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Madonna col bambino – Casalincontrada

La statua di terracotta tinteggiata, del XVI secolo, raffigurante la Madonna col Bambino, è posta in una nicchia, a sinistra dell’altare della chiesa urbana della “Madonna delle Grazie”. Secondo la tradizione orale e l’elenco delle opere d’arte sacra del comune di Casalincontrada, trasmesso – l’8 ottobre 1954 – dal prof. Francesco Verlengia, bibliotecario della “A. C. De Meis” di Chieti, alla Curia metropolitana teatina, risulta invece che, in passato, essa era custodita nella piccola chiesa di “S. Maria della Pietà”  edificata agli inizi del Trecento col nome di “S. Domenico”, nella parte meridionale dell’abitato, che più tardi sarà denominata terziere di «Pizzoli»3. La chiesuola, nota localmente come «la Madunnuccë», che denota il culto e la devozione mariana, tuttora vivi in mezzo al popolo casalese, era dedicata alla “presentazione al tempio di madonna-col-bambino-smallMaria Vergine” e veniva considerata come santuario “nelle pubbliche calamità” e nei “parti difficili” . Non è quindi un caso che la specificazione ‘della Pietà’ alluda proprio ad un attributo della beata Vergine, che mostra sentimenti di commossa commiserazione dinanzi all’umana fragilità e alla sofferenza. In essa venne eretta la pia “Associazione del Rosario” che, nel 1928, contava ben 120 iscritti. Sconsacrata nel 1965, fu adibita a cinematografo, a sala riunioni e a palestra, prima del recente consolidamento statico e restauro predisposto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici per l’Abruzzo, grazie all’interessamento del parroco don Enrico D’Antonio. Sotto il profilo artistico, la statua, di ridotte dimensioni (appena 1 m. d’altezza), a tutto tondo, non rientra nel filone delle raffigurazioni tanto care alla tradizione aquilana né rispetta le proporzioni e i canoni estetici della statuaria classica. Gli elementi che accomunano, in qualche modo, l’opera alle altre “Madonne col Bambino” dell’arte abruzzese sono, evidentemente, l’atteggiamento ieratico, la foggia dell’abito, il panneggio del mantello e la coloritura tipica dell’iconografia mariana. Il restauro del 1996-19976  ha avuto il pregio di riassemblare diversi pezzi gravemente deturpati e lesionati dalle ingiurie del tempo (come, ad esempio, la gamba di Gesù Bambino, sorretta da un nastro di raso azzurro), ma ha alterato alcuni elementi che caratterizzavano il manufatto originario. Nello stato in cui versava erano, peraltro, visibili l’argilla, la paglia e le garze che tenevano in piedi la struttura, cava all’interno, ma anche gli strati di colla, di stucco e di colore dei precedenti rimaneggiamenti. La Vergine Maria, dall’aspetto grave e contemplativo, è seduta su un trono, decorato con larghe foglie d’acanto, e indossa un abito rosso magenta, da popolana; calza scarpe e non sandali, ed è avvolta da un mantello blu cobalto. Unico monile che adorna l’austera figura è una spilla, a forma di testa di putto, che spicca sulla scollatura. I tratti somatici sono armoniosi: la linea delle labbra e delle sopracciglia è sottile, così come delicato è il naso. Va notato però che, nonostante le fattezze della madre corrispondano in parte a quelle del figlio, secondo l’usanza antica, il Bambino disteso sulle sue gambe potrebbe essere un pezzo scultoreo aggiunto alla primitiva Madonna della Pietà, allorquando si cominciò ad invocare la santa Vergine in occasione di parti difficili e rischiosi.

 

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Casalincontrada

La sua postura rigida contrasta, inoltre, con quella del bimbo nudo (adagiato su un cuscino), che alza una gamba e la destra nell’atto di benedire un piccolo orbe terracqueo, tenuto stretto al petto con l’altra mano. Poco si può dire sulla cromia originale del complesso plastico, che i tasselli di pulitura hanno rivelato essere stata di sicuro effetto. Poiché il dorso della Madonna è spianato e non ben rifinito, si può ritenere invece che, all’interno della cappella di “S. Maria della Pietà”, la scultura fosse incassata in una nicchia poco profonda. Sul manufatto non compaiono iscrizioni né esistono documenti e memorie storico-artistiche che possano, al momento, far attribuire l’opera ad un maestro o ad un artigiano abruzzese del Cinquecento. Singolare, comunque, è la somiglianza con la statua, in terracotta, della “Madonna della Pietà” o della “Mercede”  (anch’essa del secolo XVI), di pregevole fattura – anche per la presenza di dorature e motivi floreali – , conservata nella navata laterale di sinistra della chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo Apostolo, in S. Eufemia a Maiella (Pescara)

Da visitare

La chiesa di Santo Stefano Protomartire, fondata nel XIV secolo e ora di aspetto barocco a seguito di vari restauri e rifacimenti. Vi si conservano vari oggetti di arte sacra tra i quali due tele del pittore Francesco Maria De Benedictis, originario di Guardiagrele, raffiguranti la “visita della regina di Saba al Re Salomone” e il “martirio di Santo Stefano”, una croce da processione in argento con crocifisso del XV secolo della scuola di Guardiagrele, e il reliquario in argento di San Filippo Neri, Santa Barbara e San Giustino vescovo, bel pezzo di oreficeria napoletana del XVIII secolo.
La chiesa di Santa Maria della Pietà, fondata nel XIV secolo come ex chiesa di San Domenico e oggi del tutto trasformata. Dell’edificio originale resta solamente un architrave di stile romanico che si vede sul fianco
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, o Madonna delle Grazie, di aspetto rinascimentale. Interessante un bassorilievo del XV secolo in pietra che raffigura un uomo a cavallo e che si trova incastonato nel muro laterale esterno. Alll’interno si conservano una statua in terracotta dipinta del XVI secolo della Madonna col Bambino, una statua in legno dipinto di Sant’Antonio di Padova risalente allo stesso periodo, una corona in argento posta sulla testa della Madonna delle Grazie, di produzione napoletana del XVIII secolo, quattro tele del pittore Ferdinando Palmerio da Guardiagrele che raffigurano la “Fuga in Egitto”, “Sant’Antonio”, “Santa Lucia, Sant’Agnese e Sant’ Agata” e infine “La natività”, una tela dipinta dal pittore Francesco Maria De Benedictis che raffigura “San Rocco in peste patronus”.
Il palazzo nobiliare dei Caracciolo – del Giudice
La porta di ingresso alla vecchia cinta muraria fortificata fatta con mattoni nel XIV secolo. Una bella statua in pietra si trova sulla chiave dell’arco si accesso
Una antica neviera in mattoni
Vari esempi di architettura contadina, caratteristica per via delle case in terra costruite con la tecnica della “zappata” o unendo blocchi di terra. Molte si trovano in contrada Aceto

Credits:  Raffaella De Sanctis e Fausto De Sanctis – InAbruzzo

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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