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Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore

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L’osservatorio Astronomico di Campo Imperatore è nato come Stazione Osservativa di alta montagna dell’Osservatorio Astronomico di Roma (OAR) prima della nascita dell’INAF ed è ancora oggi una delle poche strutture di questo tipo presenti in Italia.

 

LA COSTRUZIONE
Poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Duca Francesco Rivera – insieme con il Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Monte Mario a Roma, Prof. Armellini – decise di realizzare sul Gran Sasso una stazione osservativa e un giardino botanico. Dopo i primi interventi di recupero nella regione Abruzzoosservatorio-2 nel primo dopoguerra, la gente aspettava i fondi per una completa ricostruzione economica, inclusi i trasporti, l’agricoltura, l’industria del legname, l’artigianato e le scienze. Per questo, il Duca Rivera iniziò nel 1946 la sua avventura cercando un sito di qualità astronomica, e coinvolse il Ministro dell’Educazione, Guido Gonnella e una parte delle Istituzioni Scientifiche di Roma. Tra il 1946 e il 1948, Rivera installò un piccolo telescopio sulla terrazza dell’Hotel di Campo Imperatore, così da testare la qualità astronomica del sito. Alla fine, nel Marzo del 1948, ottenne i fondi (15 ML, circa 7’500 Euro) dal Banco di Roma per iniziare la costruzione dell’edificio e della cupola della Stazione Osservativa (vedi la foto a destra). Il problema si fece più serio quando Rivera decise di installare un telescopio Schmidt. A quel tempo, solo la Penn Optical e la Perkin Elmer (Glenbrook, Connecticut) erano in grado di disegnare e costruire le ottiche per un telescopio di tipo Schmidt, come era già avvenuto per quello dell’Osservatorio di Monte  Palomar. Il 12 Ottobre 1949, durante una riunione nella città de L’Aquila con il responsabile del progetto Marshall, James David Zellerbach, Rivera, dopo aver spiegato l’urgenza di un recupero della cultura scientifica in Abruzzo, chiese di utilizzare parte dei fondi Marshall per acquistare lo specchio e la lastra corretrice per un telescopio Schmidt da installare a Campo Imperatore. Alla fine dell’anno, la regione Abruzzo ricevette 23’000$ per acquistare il sistema ottico completo dalla Penn Optical. Nel 1953, dopo aver ricevuto le ottiche, Rivera iniziò a cercare altri fondi così da poter costruire la struttura meccanica del telescopio. Due anni dopo, ricevette aiuto (2 ML per il disegno e 15 ML per la realizzazione) dal CNDR (attualmente CNR), e così la costruzione poté iniziare presso le officine Marchiori a Milano . Il 25 Luglio 1958 il telescopio vide finalmente la sua prima luce. Il 25 Ottobre del 1965 si svolse l’inaugurazione ufficiale e l’osservatorio poté iniziare l’attività scientifica.

DOTAZIONE
Il Telescopio Schmidt (65/91/183 cm) – Il telescopio Schmidt fu installato a Campo Imperatore nei primi anni ’60 ed iniziò a lavorare utilizzando lastre fotografiche. Già alla fine degli anni ’80 fu dotato di un sistema di puntamento computerizzato e di una camera CCD (SOMP) raffreddata tramite azoto liquido, che fu poi sostituita negli anni ’90 dalla più performante 2kTec di 2048×2048 pixel interamente realizzata presso i laboratori dell’Osservatorio Astronomico di Roma.  A partire dal 2000 circa, il telescopio è stato equipaggiato con una più moderna camera CCD (ROSI) di 2048×2048 pixel e gestito da un nuovo sistema di controllo che ne permetteva tra l’altro l’utilizzo remoto. Il telescopio attualmente opera con una schmidt1camera  di 4096×4096 pixel che gli consente di osservare un campo di circa 1.3 gradi quadri di cielo ad ogni immagine. Questo grande campo di vista viene sfruttato per la ricerca e lo studio degli asteroidi, e in genere di controparti visibili di sorgenti individuate tramite altre tecniche osservative (raggi X, raggi gamma, onde gravitazionali, etc) di cui, ad oggi,  si è a conoscenza solo approssimativamente della posizione in cielo.
L’ottica di tipo Schmidt risale agli anni ’30 del secolo scorso ed ha rivoluzionato l’astronomia osservativa per la capacità di riprendere grandi aree di cielo in una singola immagine. Il campo di vista di telescopi di questo tipo infatti è enorme se confrontato con le altre configurazioni ottiche dell’epoca: un primato forse eguagliato ma non ancora superato anche ai giorni nostri. Il principale limite di questo disegno ottico consiste nella superficie focale che invece di essere piana è curva. Questa caratteristica non ne precludeva l’uso con le lastre fotografiche (che venivano piegate ad assecondare la stessa superficie fornendo comunque immagini di qualità ottimale), ma complica decisamente la situazione con gli attuali sensori CCD che nascono piani. Mentre sono ancora sperimentali tecniche di fabbricazione in grado di produrre sensori CCD curvi, l’approccio generalmente utilizzato con questi telescopi per accoppiarli con sensori piani consiste nell’introduzione di un ulteriore elemento ottico con la funzione di spianatore di campo. Questa ottica aggiuntiva tuttavia degrada leggermente la qualità dell’immagine e non riesce comunque a rendere sfruttabile l’intero campo corretto del telescopio.

Credits: INAF

 

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Autore
Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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