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Una passeggiata di 200 milioni di anni

 

La Majella suscita un interesse in ricercatori universitari e compagnie petrolifere, legato alle caratteristiche geologiche che si nascondono dietro ai magnifici scenari naturali di questo massiccio. Studiosi provenienti da tutto il mondo vengono per osservare un sistema antico decine di milioni di anni, del tutto simile a quelli che attualmente costituiscono isole tropicali come le Bahamas

Ma cos’è cambiato da allora? Perché il clima delle nostre regioni era così profondamente diverso? Per rispondere a queste e ad altre domande intraprenderemo un viaggio, magari aiutati da un po’ di immaginazione, che ripercorrerà circa 200 milioni di anni di storia, attraverso le tappe di un’evoluzione, tutt’ora in corso, che ha donato all’Abruzzo le magnifiche cime, spesso innevate, sulle quali oggi passeggiamo. Il viaggio sarà molto lungo….avremo a che fare con i famosi tempi geologici, ben diversi dai minuti o dagli anni che scandiscono lanostra vita quotidiana. Per darvi un’idea del tempo trascorso dalla “nascita” della Majella ad oggi, pensate che se camminassimo per un periodo equivalente alla durata del nostro viaggio immaginario, con una velocità media di circa 4 km all’ora (come durante una passeggiata in pianura), potremmo coprire circa 46.000 volte la distanza trala Terra e il Sole, 18 milioni di volte la distanza tra la Terra e la Luna o fare per 36 milioni di volte il giro della Terra…! Per la nostra concezione del tempo, rapportato alla durata della vita umana, la Majella ci appare un elemento del paesaggio rimasto invariato negli anni. In realtà, i suoi rilievi sono il risultato di molteplici e drastici cambiamenti, iniziati in tempi molto lontani da noi, quando ancora non c’erano le Alpi o l’Himalaya, o quando tra l’attuale posizione di Milano e quella di Ginevra si estendeva unoceano largo centinaia di chilometri e profondo migliaia di metri, o ancora quando l’Oceano Atlantico non esisteva e le coste degli attuali USA si toccavano con quelle europee e africane. Le rocce che ci permettono di documentare le fasi più antiche dell’evoluzione della Majella, risalgono all’inizio del Mesozoico

Durante questo periodo la Majella, o meglio il suo “embrione”, si trovava a latitudini molto diverse da quelle attuali e faceva parte di un unico enorme continente che raggruppava le attuali Americhe, l’Africa, l’Europa e l’Asia. A causa di vicissitudini  precedenti, questo mega continente era caratterizzato da una morfologia essenzialmente piatta, senza alte montagne o mari profondi, dominato da aree emerse su cui si snodavano sistemi fluviali lunghi centinaia di chilometri e da ambienti marini di acque basse in cui si accumulavano spessi depositi di sali, a seguito dell’evaporazione delle acque. Con l’inizio di questa nuova Era geologica anche la vita ebbe un notevole impulso, con la conseguente rapida espansione e diversificazione di organismi marini e terrestri. Tra quelli marini più noti vi sono le ammoniti, dominatrici dei mari mesozoici, che, con gli affascinanti ornamenti scolpiti sulla tipica conchiglia a spirale,rappresentano importanti riferimenti per la datazione delle rocce.Tra gli organismi terrestri, i più “celebri” sono senza dubbio i dinosauri (
sauro = rettile, deinòs =terribile) che, a partire dal Mesozoico, domineranno le aree emerse per i successivi 180 milioni di anni. Altri gruppi, meno pittoreschi delle ammoniti e meno famosi dei dinosauri rivestiranno un ruolo fondamentale per l’evoluzione degli ambienti sedimentari fino ai giorni nostri; sono i cosiddetti “organismi costruttori”, coralli, spugne, alghe calcaree, che costituiranno le ben note barriere coralline dei mari tropicali, controlleranno l’architettura delle cosiddette piattaforme carbonatiche e, ovviamente, porranno i primi mattoni di quell’imponente edificio che un giorno diventerà “la Majella”!

  

Di Uberto Crescenti, Giovanni Rusciadelli e Maria Luisa Milia

 

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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