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Il periodo Romano dell’Abruzzo

 

Le antiche città dell’Abruzzo vennero ristrutturate secondo le norme urbanistiche romane e vennero abbellite con la costruzione di grandiose opere pubbliche, come teatri, anfiteatri e terme. La realizzazione delle strade permise l’intensificazione dei traffici e degli scambi commerciali

Alba Fucens è un’antica colonia latina ai piedi del monte Velino nella frazione di Massa d’Albe (AQ). Fondata dai Romani nel 303 a.C., a nord del lago Fucino, è stata riportata alla luce a seguito delle campagne di scavo condotte dal 1949 e concluse nel 2006. Tra i numerosi monumenti romani meglio conservati spicca il suggestivo anfiteatro. Scavato sul fianco dell’altura di San Pietro risalente alla prima metà del I secolo d.C. Alba Fucens è la seconda colonia latina in territorio equo, fondata tra il 304 e il 303 a. C. Sorgeva su un ripiano del colle dell’attuale Massa d’Albe, e insieme a Sora nella Regio ha rappresento il primo tentativo di arginare l’espansione dei marsi accerchiando il territorio.

Le attività economiche della città, oltre che legate alla pastorizia, erano incrementate dal microclima del lago Fucino che permetteva l’insediamento sporadico di colture mediterranee sulle colline circostanti, specialmente dopo la regimentazione del livello delle acque operata da Nerone, che favorì anche la pesca e l’itticoltura. Oggi, grazie alla cavea che restituisce effetti acustici naturali e particolarmente suggestivi, l’anfiteatro è in grado di ospitare spettacoli in prosa ed in musica nella grande arena ellittica. Il sito è visitabile tutti i giorni e l’ingresso è gratuito.

Ecco com’era Alba Fucens: ricostruzione in 3D dell’antica colonia. Alba Fucens – Il Ministero della Cultura, in collaborazione con Ales, ha dato vita a un progetto, disponibile online, denominato e-Archeo che si pone, come obiettivo, quello di realizzare una piattaforma multimediale, aggregatrice di alcuni siti archeologici di interesse nazionale, che possa raccontare i contesti di fruizione attraverso diversi format comunicativi digitali.

 

 

Interamnia Praetuttiorum (o Praetutia)
era l’antica Teramo, capitale del popolo italico dei Pretuzi. Nell’epoca romana, dal I secolo a.C. in poi, era chiamata anche “Urbs Interamnia“: per alcuni questo nome dovrebbe derivare dal latino inter-omnes, cioè “fra tutti” i vari popoli Petruzi che circondavano la città, secondo altri significherebbe invece “posta tra i fiumi”, poiché la città sorse su un promontorio attorno a cui scorrevano tre corsi d’acqua. Passeggiando tra le vie della città è possibile osservare da vicino i resti del teatro romano, uno dei teatri antichi meglio conservati in Abruzzo, l’Anfiteatro romano, che dista solo pochi metri ad ovest dal teatro romano, e la necropoli di Ponte Messato, sita nel quartiere Cona di Teramo.

Il suo nome Interamnia dovrebbe derivare dal latino Inter-omnes, cioè “fra tutti”, e Praetuttiorum dovrebbe significare “fra i Petruzi” forse ad indicare i vari popoli Petruzi che circondavano la città. In era volgare venne ribattezzata Teramne da cui Teramo. Secondo altri Interamnia, la moderna Teramo, significherebbe invece “posta tra i fiumi”, dovuto alla posizione della città, poichè sorse su un promontorio attorno a cui scorrevano tre corsi d’acqua, fatto che da un lato ne facilitava il commercio via fiume, dall’altra la rendeva più difendibile e per ultimo godeva di un territorio agricolo molto fertile
per l’abbondanza di acque. Era collegata con Roma mediante una strada che, superando il Gran Sasso, attraversava il territorio di Amiternum e si innestava nella via Salaria presso Interocrium. Interamnia era inoltre collegata con Castrum Novum, sulla costa adriatica, con Hadria e con Asculum. La costruzione delle strade consolari, che la collegarono con Roma e il Mar Tirreno, accrebbero la sua importanza strategica e d economica grazie anche agli scambi commerciali.

Interamnia Praetuttiorum continua a svelarsi e regala nuove informazioni sulla sua storia: in via Sant’Antonio, nel cuore storico di Teramo, dove nell’ambito dei lavori per il rifacimento della pavimentazione stradale sono venuti in luce due nuovi mosaici e diverse strutture di interesse archeologico. Lo ha reso noto la Soprintendenza ABAP L’Aquila-Teramo.

Sono state individuate tre pavimentazioni riferibili ad altrettanti ambienti, in collegamento tra di loro e attribuibili con molta probabilità a una domus di epoca romana. Si tratta di un mosaico, nei colori del bianco e del nero, con decorazione centrale costituita da una composizione a scacchiera e con cornice composta da una doppia fascia e da una treccia a due capi; la pavimentazione pare collocabile nel I sec. d.C. Accanto a questa ne è venuta in luce un’altra, al momento in corso di indagine, di cui si riconosce una soglia di ingresso con una decorazione con motivo vegetale, mentre una ulteriore pavimentazione in tessellato, impreziosita da piccoli elementi in pietra colorati, è stata intercettata a seguito di un allargamento dell’area di scavo. A completare le scoperte, una ricca presenza di intonaci dipinti nei colori del rosso, giallo, verde e nero, in parte presenti in frammenti negli strati di riempimento, in parte ancora in opera, a decorare quello che rimane delle pareti degli ambienti.

 

 

Le terme di Histonium
Le terme di Vasto, o meglio dell’antica Histonium, risalgono al II secolo d.C. e furono scoperte grazie ad alcuni scavi eseguiti tra il 1973 e il 1974. Da quella prima scoperta passarono altri vent’anni prima che, tra il 1994 e il 1997, venissero riportati alla luce il mosaico del Nettuno e i vari ambienti del complesso. Si decise la demolizione dell’ex convento dei Francescani della chiesa di Sant’Antonio di Padova, ancora in piedi, per permettere meglio la
campagna di scavo: in tutto si hanno tre pavimenti, due a mosaico e uno in marmo, delle terme di Histonium, affiorati finora, tutti di rara bellezza, a testimonianza del grado di civiltà e di opulenza che il municipium romano aveva raggiunto durante l’apogeo imperiale. Parte del sito è ancora sepolta sotto la vicina strada Adriatica e la chiesa di Sant’Antonio. Questo complesso di notevoli proporzioni e pregio artistico, è tra i meglio conservati della regione Abruzzo. Il mosaico di Nettuno è il mosaico più esteso delle terme con i suoi 170 m² e rappresenta il dio del mare che regge un tridente nella mano sinistra e un delfino in quella destra. Il sito è regolarmente aperto al pubblico durante l’estate, mentre nelle altre stagioni è possibile comunque visitare l’area archeologica contattando la delegazione FAI di Vasto.

 

 

Come avveniva la diffusione delle notizie e la comunicazione letteraria nell’epoca romana
Il mondo romano, conosceva una diffusione delle informazioni e delle notizie in gran parte legata all’occasione e alla dimensione orale. Questo nonostante la scrittura fosse conosciuta già dai tempi dei poemi omerici. Vi furono delle fasi storiche di maggiore diffusione della alfabetizzazione e di uso della scrittura più intenso per la comunicazione pubblica e privata e così per quella letteraria. In particolare quest’ultima nelle fasi classiche e soprattutto nel periodo ellenistico-romano fu sempre più affidata alla diffusione scritta e ad una fruizione privata e non pubblica (dimensione che invece rimase predominante per alcuni generi letterari, come ad esempio il teatro). Durante l’Impero esistevano i vessillatori. L’imperatore come anche i ricchi potevano farsi pubblicità o comunicare informazioni che mettevano in risalto la loro benevolenza o capacità tramite persone che declamavano nelle piazze le notizie. I vessillatori dovevano passare parola anche scrivendolo sui muri o su bandiere che facevano girare per le città. Ovviamente per mandare una notizia da una città all’altra usavano l’ottimo servizio postale romano.

 

 

Secondo la Emory University, “I Romani usavano una varietà di strumenti per scrivere. La scrittura quotidiana poteva essere fatta su tavolette di cera o sottili fogli di legno. I documenti, come i contratti legali, erano generalmente scritti a penna e inchiostro su papiro. Sono stati anche scritti libri a penna e inchiostro su papiro o talvolta su pergamena”. Erano inoltre bravi a scrivere colonne di pietra e stele per immortalare la storia. Gli antichi romani erano ossessivi riguardo alla tenuta dei registri. Questo è stato un fattore che la rese una civiltà moderna. L’alfabetizzazione nell’impero romano non era affatto universale. Tuttavia, a tutte le élite, alcuni schiavi e persino alcune donne veniva insegnato a leggere.

#di Antonella Luciani

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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