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La porta di ferro e la grotta misteriosa

Le montagne gemelle

Un enorme macigno posto nella gola delle montagne gemelle di Campli e di Civitella (Gran Sasso d’Italia, versante teramano) è volgarmente chiamato la Porta di ferro.

Secondo una tradizione locale, esso chiuderebbe una grotta sita in quelle vicinanze, la quale contiene un ricco tesoro costituito da tre mucchi separati di monete d’oro, d’argento e di rame. In fondo alla grotta una bella fata bianco­vestita è intesa giorno e notte all’opera della spola e tesse continuamente. Un monaco è pure là, dritto, in silenzio; fa la guardia al tesoro e non apre la porta di ferro se non riceve il comando dalla fata per mezzo d’una verghetta (la “ bague” o le rameau d’or di simili leggende), che quella tiene in mano. Ma apre soltanto a colui che reca una scritta contenente alcuni precetti, i quali dicono: “ Penetra in questa grotta durante la notte profionda, ogni tre anni. Nel primo triennio prendi a tuo piacimento le monete di rame; nel secondo triennio, quelle d’argento; nel terzo , quelle d’oro”. Un avido cavatesori tentò una volta di violare questi precetti, procedendo in ordine inverso. Si caricò prima dell’oro; ma la porta di ferro si richiuse furiosamente mentr’egli cercava di scappare. Così metà del corpo del disgraziato rimase dentro la grotta e l’altra metà, balzata in aria, andò a piombare nel Salinello della cui corrente fu trascinata nell’abisso. Un altro racconto abruzzese dice che a S. Massimo, cioè nella chiesa con questo nome sita sul Colle della Pagliara, nel luogo ov’era l’antico castello degli Orsini, presso Isola dil Gran Sasso, vanno di notte i cavatesori, poichè è fama che al disotto della chiesa vi siano larghi sotterranei provvisti di tesori. Narrano alcuni d’aver visto in quegli antri una bella fata in atto di tessere. Una volta un prete con due compagni volle provare a scendervi per rubare il tesoro; ma mentre i tre malcapitati si accingevano a scavarlo, il cielo si oscurò e sopravvenne una furiosa tempesta con lampi, tuoni, fulmini, e si scatenò un vento indiavolato che sollevò in aria i tre disgraziati lanciandoli in tre opposte direzioni.

Casale di San Nicola

Il corpo di uno andò a cadere sul convento detto il Casale S. NIcola, dov’è fama che anticamente alloggiassero trecento frati. Una variante notevole della prima di queste leggende è quella di Pallano, in provincia di Chieti. Il monte Pallano, su cui sovrastava l’antichissima città omonima dei Frentani, posto fra i comuni di Atessa, Bomba e Tornareccio, è famoso per una grotta oscura e profonda situata fra i ruderi delle mura colossali che la tradizione del luogo dice costruite dai Paladini, i quali non erano che i giganti di quell’epoca. Dentro quella grotta è custodito un tesoro la cui fama è così grande, che in Atessa è rimasto il detto, quando si parla di denari: “ Valli a scavare a Pallano “. Alla grotta misteriosa si accede per una porta di ferro la quale è custodita dal diavolo. Il tesoro consiste in tre grossi mucchi: uno d’oro e di gemme , uno d’argento ed il terzo di rame. A chi reca un’anima al diavolo questi concede di servirsi d’uno dei tre mucchi, ma in questo modo: per l’anima d’un maschio si dispone del mucchio dell’oro; per quella d’una femmina, di quello d’argento; del rame, per l’anima di un fanciullo. Un astuto contadino volle una volta pigliarsi giuoco del diavolo e gli portò un maiale con l’intenzione di farlo passare per un uomo. Il diavolo da principio gli credette e gli concesse d’appropriarsi dell’oro. Quegli, dopo averne fatto non magro bottino, se lo caricò sulle spalle avendo cura, nell’uscire dalla porta di ferro, d’introdurre cautamente il maiale. Ma non fu così destro che il diavolo non se ne accorgesse. E allora indignato gli gridò: me la pagherai cara se ti avverrà di voltarti indietro! Intanto la porta di ferro s’era chiusa con orribile fracasso ed il povero maialetto v’era rimasto impigliato, mezzo dentro e mezzo fuori. L’amico col sacco sulle spalle correva difilato verso casa, avendo cura di non voltarsi mai indietro, memore della minaccia del diavolo. Ma che accadde? Passando per la piazza, trovò la moglie che asciugava i panni, la quale non avendolo veduto da un pezzo, lo accolse con una scarica di vituperi. Quegli non se ne dette per inteso e seguitò a correre. Giunto alla porta di casa, mentre si curvava per raccogliere la chiave dalla gattarola (quel buco della porta dove passano i gatti) fu raggiunto da un sasso scagliatogli sulla testa dall’inferocita compagna. Tanto bastò perchè istintivamente si voltasse indietro. Ma in quell’istante medesimo una sensazione di minor peso sulle spalle gli fece comprendere che l’oro che portava era diventato carbone. Così il diavolo s’era vendicato.

 

#Tratto da: Miti leggende superstizioni (scritti inediti e rari) a cura di F.Cercone di Giovanni PansaL.U. Japatre editore L’aquila.

 

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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