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Affreschi del 500 riportati alla luce ad Isola del Gran Sasso

 

A Isola del Gran Sasso sono stati appena scoperti alcuni affreschi ispirati a Raffaello: risalenti alla metà del ‘500, l’opera fu dipinta nella Cona di Colliberti e venne ricoperta con l’intonaco dopo il terremoto del 1703.

L’interessante scoperta avvenuta nella piccola frazione isolana, è il merito di alcuni lavori di ricostruzione e di restauro post-sisma della chiesa di Santa Maria della Pietà, o Cona della Madonna della Presentazione. A portare alla luce l’affresco, i progettisti aquilani Luca e Sestilio Frezzini, quest’ultimo docente di Teoria del restauro e della conservazione dei beni culturali nella Scuola di alta formazione in beni culturali connessa con la Pontificia Università lateranense di Roma.

È proprio Sestilio Frezzini ad aver rilasciato alcune dichiarazioni sulla scoperta, sottolineando l’eccezionale importanza artistica dell’opera di scuola romana che per bellezza e tecnica realizzativa è in grado di affiancare gli affreschi della scuola aquilana dell’artista rinascimentale marsicano Andrea De Litio, presenti in altre Cone isolane.

Gli affreschi portati alla luce

È ancora Sestilio Frezzini ad entrare nel dettaglio del ritrovamento, sottolineando come la parete di fondo sia decorata completamente da un trittico caratterizzato al centro da una nicchia poco profonda, dove spicca nella parte bassa l’affresco della Presentazione di Maria al tempio, da cui il nome della Cona.

L’affresco – prosegue poi l’esperto, ricorda per definizione degli spazi e elementi architettonici raffigurati, La scuola di Atene di Raffaello.

Nella parte alta dell’affresco ci sono fogge del tutto simili a quelle che possono essere trovate nella Cona di San Lorenzo, nella piazza di Isola, per raffigurazione di De Litio. Sulla parete destra abbiamo invece un’immagine della Madonna della Misericordia con testa coronata, anch’essa degna erede del patrimonio rinascimentale. Infine, nei laterali del trittico sono state riportate alla luce le raffigurazioni di San Pietro e San Paolo.

Un ritrovamento dunque molto importante, che – conclude Frezzini – sottolinea il valore storico-culturale dell’Abruzzo. Lo stato di conservazione soddisfacente impone dunque la valorizzazione del prezioso bene culturale che va riportato allo stato originario e posto al godimento dei vistatori.

I lavori sono stati seguiti con numerosi e frequenti sopralluoghi da parte del tecnico della Soprintendenza dei beni culturali Valerio Piavanello e dello storico d’arte Saverio Ricci. Ricordiamo che l’attuale chiesa fu costruita nel 1400/500 e poi ampliata nei secoli per accogliere un maggiore numero di fedeli. Fortemente danneggiata dal terremoto del 1703, fu poi ricostruita con intonacatura delle pareti e copertura totale degli affreschi cinquecenteschi.

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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