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Amiternum

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Storia

Amiternum, antica città italica, fondata dai Sabini, prese il nome dal fiume Aterno che l’attraversava. Le sue rovine sorgono oggi a circa 9 chilometri dall’Aquila, anche se il punto d’origine della città era collocato più a nord, sul colle di San Vittorino, successivamente la popolazione si spostò nella conca sottostante dove è oggi situata un’importante area archeologica.

La città di Amiternum precede di molto l’epoca romana ed ha continuato a svilupparsi in maniera consistente fino al IV/V secolo d.C. Nel 293 a.C. i romani conquistarono la città, durante la loro espansione nell’Italia centro/meridionale, al termine delle Guerre Sannitiche, la stessa divenne così una prefectura, per passare poi, in età augustea, a municipium. La città ha dato i natali a Sallustio (86 a.C.) uno dei più grandi storici romani ed è stata sede di diocesi insieme alle vicine città di Forcona e Pitinum. Pur essendo sallustiosopravvissuta alla caduta dell’Impero Romano, Amiternum, visse un periodo di grande decadenza fino a scomparire completamente nel X secolo. L’area di Amiternum è identificata in base alle due antiche strade che la costeggiavano, sia a Nord che a Sud, e che oggi corrispondono rispettivamente alla S.S.80 e alla S.S.17. La città era divisa in senso longitudinale da una strada (riportata alla luce) che ne costituiva il cardo e ne impostava lo sviluppo urbanistico, come è testimoniato dalle rovine del teatro e dell’anfiteatro costruiti in epoche diverse ma entrambi orientati sulla direttrice Nord/Sud. A Nord del teatro probabilmente si trovava anche il Foro. I resti di Amiternum sono diversi e in buono stato di conservazione. I più interessanti sono: l’anfiteatro, che aveva nel suo momento di apice, dimensioni notevoli, ed era. in grado di contenere 6000 persone. Le prime indagini archeologiche che l’hanno riportato alla luce risalgono al 1880, mentre i recenti lavori di restauro e consolidamento, condotti dalla Soprintendenza, sono iniziati nel 1996. Dalla caratteristica forma a ellisse, era quasi interamente circondato da gradinate, oggi scomparse, la struttura era costituita da 48 archi disposti su due piani rivestiti completamente di laterizio. Il monumento è datato al I secolo d.C. ma fu largamente rimaneggiato nelle epoche successive.

A nord dell’anfiteatro, ai piedi del colle di San Vittorino, sono visibili i resti del teatro, che sfrutta la pendenza della collina su cui sorge; probabilmente, di età augustea è stato riportato alla luce nel 1878. La struttura, caratterizzata da una notevole acustica, era costituita da un’ ampia gradinata circolare, la cavea di enorme diametro era disposta su due livelli. Il teatro costruito con blocchi di pietra squadrati potevasan-vittorino-1 ospitare più o meno 2000 persone. Elementi della scena, così come una parte considerevole dell’impianto architettonico sono oggi ancora visibili. Abbandonato dopo il IV secolo fu successivamente utilizzato con funzione di necropoli. Nei pressi dell’anfiteatro gli scavi hanno rivelato anche la presenza di un edificio di tarda età imperiale a carattere e funzione pubblica affiancato da una serie di ambienti ricchi di mosaici e affreschi disposti intorno ad un ampio cortile porticato. Adiacenti all’edificio alla destra del fiume Aterno sono visibili i resti delle terme e di un acquedotto dell’epoca augustea o tiberiana. Da Amiternum provengono numerosi reperti archeologici, scultorei, architettonici di vario genere e diverse iscrizioni conservati sia nel Museo Nazionale d’Abruzzo che nel Museo Archeologico dell’Aquila, tra tutti va ricordata la statua cosiddetta del ”Signore di Amiternum” esposta nel 2009, durante il summit del G8.

Catacombe paleo-cristiane sono presenti nel sottosuolo della chiesa di San Michele a San Vittorino, nei pressi dell’area archeologica, dopo il disastroso terremoto del 6 aprile 2009 le catacombe hanno subito gravissimi danni ai pilastri portanti che si presentano fortemente fuori squadro, compromettendone la stabilità, per cui non sono più visitabili.

L’anfiteatro di Amiternum

Spazio agonistico per eccellenza nel mondo romano, l’anfiteatro fa la sua comparsa ad Amiternum verosimilmente negli anni compresi tra la fine del I e gli inizi del II sec. d.C., nel settore centro-occidentale della città romana. L’impianto si inserisce nell’ambito di quel processo di ridefinizione urbana promossa ad Amiternum da Roma a partire dall’età augustea e attuata in un arco di tempo piuttosto lungo.

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I suggestivi resti della struttura, sempre visibili nel corso dei secoli, furono oggetto delle prime parziali indagini archeologiche nel 1880, ma la sua forma attuale è il frutto di una vasta e completa operazione alla quale diede inizio nel 1996 l’allora Soprintendenza alle Antichità per gli Abruzzi ed il Molise, che oltre a liberare l’edificio dalle terre, provvide ad una serie di interventi conservativi.

Attualmente il monumento offre la possibilità di un apprezzamento immediato del suo perimetro, conservandosi in quelle che costituivano le sue strutture portanti; nulla invece si è salvato delle gradinate della cavea che dovevano, un tempo, ospitare migliaia di spettatori. L’unica notizia relativa agli spettacoli che si svolgevano all’interno è fornita da un’iscrizione rinvenuta nei pressi dell’edificio, che ricorda spettacoli gladiatori offerti da C. Sallius Proculus, con l’aiuto del padre (CIL IX, 4208). La struttura, interamente realizzata in opera a sacco con cortina laterizia, è di buona fattura.

Sembra che la pietra da taglio sia stata riservata solo alla foderatura del muro del podio – fatta di lastre di calcare squadrate, alcune di reimpiego – alle soglie e agli stipiti dei vari ingressi all’arena e, con ogni probabilità, alle gradinate della cavea. Il settore nord dell’edificio appare, ancora oggi, come il frutto di una poderosa opera di irrobustimento avvenuta in corso d’opera e a più riprese, probabilmente in seguito al sopraggiungere di problemi statici che resero necessario un vero e proprio cambiamento di progetto.

  Credits: – ilpatrimonioartistico.it – Samantha Lombardi – Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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