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Aliprandi Diego de Sterlich

Aliprandi Diego de Sterlich

Nacque terzogenito di Adolfo, marchese di Cermignano (a sua volta nato a Napoli il 27 settembre 1849, e quindi quarantanovenne alla nascita di Diego), e di Anna Henrici, che vivevano a Penne. La famiglia de Sterlich sembra essere di origine austriaca, legata alla casa regnante d’Austria e giunta a Napoli all’inizio del XVI secolo. È presente dal secolo successivo nell’Abruzzo teramano, ove detiene la signoria su Scorrano e Cermignano. Tramite il possesso di Scorrano, i de Sterlich possono essere collegati ai signori di Scorrano, feudatari di questo piccolo borgo dal XII secolo e poi, in qualche modo, estinti nei de Sterlich. Alla famiglia, insignita nel 1706 del titolo di marchese di Cermignano, appartenne lo studioso illuminista Romualdo.

I primi anni di vita di Diego furono funestati da gravi lutti, perché egli perdette tre sorelline. Fu poi adottato dallo zio barone Diego Aliprandi (Penne, 1819 – 1910), sindaco di Penne e deputato alla Camera dei deputati, ultimo discendente del ramo abruzzese di un’antica famiglia lombarda, scesa in Abruzzo nel XVI secolo. Il barone Aliprandi, che aveva sposato la prozia paterna di Diego, Caterina sorella minore del nonno Luigi, aveva perso in pochi anni tutti i quattro figli.
Il giovane Diego divenne quindi unico erede dei beni sia della sua famiglia di origine sia di quella adottiva, sparsi tra la provincia di Teramo (tra i quali parte di Castellammare Adriatico, parte di Spoltore, parte di Castilenti con l’intera Villa San Romualdo, l’intera Cermignano, l’intero territorio di Scorrano e Montegualtieri, parte di Penne, parte di Atri, parte di Mosciano Sant’Angelo) e quella di Chieti, oltre ad alcune proprietà nell’aquilano (riferibili alla parentela tra i marchesi De Sterlich e i conti Alfieri di Poggio Picenze) e nel Lazio. Tra le proprietà vi erano numerosi immobili di pregio tra cui il palazzo Aliprandi a Penne, la torre di Montegualtieri, i palazzi de Sterlich a Cermignano e Castilenti, il castello Aliprandi a Nocciano, la Torre di Cerrano, il Convento di Santa Maria di Monte Oliveto di Castilenti, un palazzo a Chieti, un palazzo nel quartiere Salario a Roma e un palazzo a Napoli.

 

 

Diego si sposò giovanissimo, nel 1916, con Dirce Cassini (originaria di Mortara, dove nacque il 10 aprile 1897), con un matrimonio combinato. Da questo matrimonio nacque nel 1920 un maschio, Adolfo, che morì l’anno seguente. Il nonno Adolfo morì un paio di settimane dopo, colpito da trombosi. Il poeta Luigi Polacchi, già fidanzato della moglie, dedicò una poesia al bambino, Epicedio per il bimbo della donna che non fu mia, secondo la quale i coniugi de Sterlich, dopo la morte del bimbo, in preda alla disperazione, sarebbero fuggiti a folle velocità su un’auto da corsa

La passione sportiva e i successi
In seguito alle dolorose vicende della vita iniziò a condurre una vita sregolata, dedicandosi in maniera sfrenata alla passione per le donne e per le corse dei cavalli, che abbandonò presto per l’automobilismo. Esordì all’età di 25 anni (1923) nel Gran Premio Vetturette di Brescia, gareggiando con una Bugatti Type 35 e giungendo al quarto posto. Nello stesso anno arriva secondo nella gara in salita Aosta-Gran San Bernardo; quindi si aggiudica un’altra gara in salita, la Susa-Moncenisio, nella categoria Corsa 2000. La nuova vita, che lo conduceva spessissimo lontano da Penne, si ripercosse pesantemente sulla vita matrimoniale, e qualche anno dopo si separò dalla moglie.

Cominciò anche a buttarsi in imprese finanziarie che, insieme alla grande generosità che lo contraddistingueva, lo portarono a sperperare completamente il proprio ragguardevole patrimonio. Iniziò nel 1924 quando acquistò cento azioni della Società SIAS impegnata nella costruzione dell’Autodromo di Monza. L’anno successivo il ritiro dalle competizioni della Diatto spinse de Sterlich, che era uno dei piloti di quella scuderia, ad acquistare dieci telai che fece avere ad Alfieri Maserati, anch’egli pilota oltre che progettista Diatto; nacque così la Scuderia Maserati. Sembra che per sostenere questo intervento vendette 300 ettari di terreno (l’aiuto economico verrà ripetuto per altre due volte). Il marchese de Sterlich ispirò anche il logo della famosa casa automobilistica, suggerendo di utilizzare il tridente della statua di Nettuno della fontana di piazza Maggiore di Bologna. Sempre nel 1924 fu tra i soci fondatori dell’Automobile Club d’Abruzzo, e nel mese di giugno, insieme ad alcuni amici appassionati di automobilismo, organizzò la Coppa Acerbo, competizione di velocità che si svolgeva a Pescara, alla cui prima edizione aderirono i più famosi piloti del momento.

 

 

Nel 1925 si aggiudica l’impegnativa corsa in salita Trento-Bondone, l’Aosta-Gran San Bernardo e la Susa-Moncenisio; nel successivo mese di dicembre fu tra gli organizzatori della prima Coppa di Natale, per la quale venne composto un comitato presieduto dal principe Caracciolo di Forino. Alla competizione in salita, che si svolgeva sul tracciato Bivio Cartiera – Loreto Aprutino – Penne, partecipò egli stesso, vincendola. Negli anni seguenti si succedono ripetuti e importanti successi: nel 1926 (3 luglio) vince la Vittorio Veneto-Cansiglio su una Bugatti, prevalendo su Tazio Nuvolari; nello stesso anno vince la gara in salita Terni – Passo della Somma. Nel 1927 vince la Trento-Bondone (18 settembre) alla guida di una Maserati 26B, modello nuovissimo acquistato l’anno precedente per 200.000 lire; quindi la Vermicino-Rocca di Papa e la Coppa Leonardi (2 ottobre). Nel 1928 vince il chilometro lanciato a Saint Moritz e la corsa in salita del Klausen.

Il ritiro dalle corse
La carriera sportiva viene chiusa presto, nel 1930, quando il pilota abruzzese ha solo trentadue anni. L’ultima competizione, che lo vede vincitore, la disputa l’11 maggio sul tracciato della Castel di Lama – Ascoli Piceno, alla guida di un’Alfa Romeo. La vittoria è prestigiosa, in quanto prevale su Enzo Ferrari e Mario Tadini. La ragione per la quale egli si distacca dal mondo delle competizioni automobilistiche sono da ricercarsi proprio nella disinvolta gestione del patrimonio, che evidentemente a quel punto si era drasticamente ridotto e non gli consentiva più di far fronte agli impegni. In dieci anni era riuscito a dilapidare il suo vastissimo patrimonio, che sembrava essere inesauribile. Da quel momento le necessità della vita lo costringono via via a disfarsi di tutto ciò che gli resta, da antiche collezioni d’arte a palazzi e costruzioni, tra le quali la Torre di Cerrano, spesso affidandosi a persone le quali conducono le transazioni in maniera disinvolta, approfittando del fatto che il marchese stesso ignorava la consistenza dei suoi averi.

 

 

La povertà e gli ultimi anni
Nel 1934, quando la situazione finanziaria di de Sterlich cominciò a diventare precaria, lasciò il suo Palazzo Aliprandi di Penne al comune per farne la sede della Scuola Tecnica (si sarebbe trattato di una vendita mascherata da donazione) con l’impegno di intitolarla al padre Adolfo, mentre poi la stessa venne intestata a Guglielmo Marconi.[senza fonte] La sopraggiunta povertà lo spinge, dopo la guerra, ad avvicinarsi a Teramo dove ha conosciuto Vecla Fumo, proprietaria di uno dei locali più importanti della città (il Caffè Fumo), che sposa in seconde nozze nel 1948. Gli ultimi anni trascorrono in condizioni di estrema difficoltà economica, vissuta tuttavia con grande dignità, in linea con il suo stile. Il 30/09/1958 adotta Guido Verrocchio (1920-1998), figlio di Antonietta Castagna persona cara al Marchese (si presume fosse un figlio illegittimo avuto in giovine età e riconosciuto solo più tardi). L’art. 42 dell’Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano, approvato con R.D. 7 giugno 1943, n. 651 afferma che i figli adottivi non succedono nei diritti nobiliari dell’adottante e inoltre tale atto giuridico sarebbe avvenuto in epoca repubblicana quando i titoli nobiliari non sono più legalmente riconosciuti. Nel 1966 cedette, tra le ultime cose importanti rimastegli, i documenti che ricordavano la sua carriera automobilistica (che egli chiamava i suoi “figli di carta”).

Nell’anno della morte si trova presso la Casa di Riposo “De Benedictis” di Teramo, dove si era trasferito anche per non essere d’intralcio alla moglie, che era pure alle prese con problemi di salute. Qui morì poverissimo o così pensava il 30 agosto 1976 all’età di 78 anni. Di lui, insieme alla vita avventurosa, viene ricordata la grande generosità che lo spinse a intraprendere iniziative finanziariamente molto impegnative, ma anche di carattere puramente filantropico.

Il figlio adottivo
Alla morte del marchese, divenne suo erede il figlio adottivo Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi, nato a Montesilvano il 15 maggio 1920 e deceduto a Pescara il 28 maggio 1998. Inizialmente era riconosciuto figlio di Antonio Verrocchio e di Mariannina Marinelli, ma successivamente venne accertato essere figlio naturale di Diego de Sterlich Aliprandi e di Antonietta Castagna. Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi ricevette in eredità gli unici beni dei quali il marchese non si era mai disfatto, la chiesa patrizia inclusa nel palazzo Aliprandi e la torre di Montegualtieri di Cermignano. E molte proprietà ignote pure al marchese, vista la grande mole di possedimenti mai verificati durante la sua vita. Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi con i lasciti del padre visse una vita agiata, frequentando tutta la nobiltà dell’epoca. Ebbe cinque figli di cui due da Anna Discepoli, uno da Carmelina Sarsale ed infine gli ultimi due nati dal suo unico matrimonio con Gianfranca Barboni.

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Autore
Informazioni su Marco Maccaroni 955 articoli
Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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