Castelbasso borgo incantato

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Prima di tutto si arriva a Castellalto, su quello che chiamano il balcone d’Abruzzo. Affacciati dal parapetto guardiamo il paesaggio, lo sguardo si distende su un panorama che corre dalle montagne fino al mare. È da qui che si coglie il senso di questo breve viaggio sul versante sinistro del Vomano, proprio tra gli uliveti secolari e i borghi costruiti con le pietre del fiume arriva la spiegazione, la chiave d’accesso al genius loci, allo spiritello che regna sulle colline. Bisogna osservare dall’alto il posto che cerchiamo, disegnare il percorso da seguire prima con la mente e poi con lo sguardo, assecondare la geografia generale, il campo lungo e soltanto alla fine soffermarsi sui dettagli, intuire le sfumature, indugiare sulla cura dei particolari: l’arco di un portale, il rosso di un geranio sulla pietra grigia, la statua di una installazione di arte moderna incavata nella rocca di un bastione medievale. Sono i ritmi obbligati che devono accompagnare il viaggiatore alle prese con i territori di confine, quelli compresi tra la montagna e il mare, dove si insediano i borghi medievali di questa parte della provincia teramana. Laggiù sullo sfondo il Gran Sasso, in basso vicinissime le colline morbide che degradano verso la pianura dove corre la superstrada per Teramo. La giornata primaverile anche se a tratti nuvolosa ci favorisce, la foschia è diafana, non nasconde ma sfuma il paesaggio. Dall’antico Castro Vetere superiore di Castellalto riscendiamo lambendo per un breve tratto le mura della fortezza ormai cancellata dal tempo, divenute oggi fondamenta di case costruite sulla loro possanza. Il balcone d’Abruzzo che ci lasciamo alle spalle ha un nome importante, si chiama Belvedere Sandro Pertini.

 

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La scritta – Presidente e partigiano – rivela rispetto civico e affetto popolare. Dopo aver chiesto indicazioni, ci dirigiamo verso Castelbasso, la frazione di Castellalto, il borgo incantato, conosciuto anche per un festival di grande fama e popolarità che si organizza ogni estate. All’altezza del bivio prima di immetterci nel centro di Castelbasso la nostra curiosità si sofferma su una casa di terra, esempio intatto di un’antica tecnica di costruzione. Lasciamo la macchina e proseguiamo a piedi lungo via San Martino. Le stradine sono strette, la pietra delle case e delle mura è quella caratteristica dei mattoni e delle pozzolane di fiume: poche persone in giro, il silenzio è interrotto solo da improvvise incursioni di gatti che balzano rapidi come felpati signori dei vicoli. Arriviamo davanti a palazzo Clemente dove è stata allestita una mostra intitolata “Attraverso l’arte del 900 italiano. Pop art, Arte povera e tendenze del Contemporaneo”. La giovane addetta ci guida nelle sale dell’esposizione, «una selezione di capolavori rappresentativicatselbasso-00 dell’arte italiana dagli anni 60 alle tendenze più attuali». Le opere appartengono a una collezione privata “il cui illuminato artefice in oltre trent’anni di ricerca ha messo insieme opere d’arte fondamentali”, realizzando una specie di “museo ideale delle arti visive del XX secolo”. Tra esse suscita la nostra curiosità la famosa “Merda d’artista” di Piero Manzoni, una delle dissacrazioni divenute proverbiali nell’avanguardia italiana, ma ci sono anche lavori di Bruno Munari e Enzo Cucchi, il maestro della Transavanguardia, fortunata corrente battezzata dal critico Achille Bonito Oliva. L’ambiente è accogliente, in una delle sale la luce che penetra dalla vetrata disegna arabeschi e giochi di colori che si riflettono sulle teche. Usciamo dal palazzo e riprendiamo il cammino nei vicoli medievali, sorpresi di aver scoperto una mostra di autori contemporanei e d’avanguardia nel cuore di un borgo antico, ma è incertezza di un attimo, riflesso condizionato di pigrizie mentali, perché proprio sugli opposti e sui contrasti Castelbasso – e molti dei castelbasso-002nostri paesi appenninici – hanno costruito la loro identità, rinnovandosi nel tempo senza perdere l’anima. Arriviamo alla chiesa di San Pietro e Andrea, sostiamo davanti al portale dove spiccano due piccoli piccoli leoni di pietra. Dalla stradina chiamata via del Forno, compaiono tre bikers che risalgono leggeri, pedalando in scioltezza il loro rapporto di passisti abituati alla fatica della strada. Sono turisti, stanno girando l’Abruzzo in bicicletta, hanno l’accento tedesco, guardano le pietre dei vicoli, scrutano il portale della chiesa, si fermano un attimo, procedono oltre. Nella piazzetta Ailini un pino troneggia, intorno le case chiudono in cornice il raccolto ambiente di vita quotidiana, da uno scorcio si intravede il piccolo campanile. Scendiamo i gradoni della stradina per giungere in via San Pietro e Andrea, dove una iscrizione su una facciata di una casa dichiara l’anno di gloria 1549. A sinistra proseguiamo verso il palazzo De Santis che accoglie durante il Festival incontri convegni e spettacoli. I due grandi riflettori puntati sulla facciata sono spenti, ma lasciano intendere l’effetto spettacolare e inondante che devono avere sull’edificio, nelle ore notturne e nelle circostanze mondane. Una installazione residuale, due statue neoclassiche in simmetrica distanza tra loro, spiccano accanto alle mura tardo medievali, accanto a una finestra turrita che spalanca improvvise vedute. Il paesaggio torna ad aprirsi, la prospettiva si riallarga, la fuga dello sguardo che cerca di nuovo l’orizzonte ci consente di ritrovare le coordinate generali, la veduta d’insieme. Dopo aver indugiato nei dettagli del borgo antico di Castelbasso, adesso la linea delle nuvole basse nel mattino ormai inoltrato, le montagne lontane e le colline che degradano verso il mare ci ricordano che è tempo di riprendere il viaggio.

Chiesa dei SS. Pietro e Andrea Apostoli

Nella parte più alta del borgo è posta la bella Chiesa dei SS.Pietro e Andrea Apostoli. Di stile romanico, risale al 1338 ed ha copertura a capanna. La sua facciata è stretta tra le abitazioni e vi si apre uno splendido portale in pietra ad arco a tutto sesto, al di sopra del quale è murato un altorilievo in arte rustica raffigurante una Madonna in trono con Bambino risalente all’epoca della costruzione. Sull’archivolto del portale sono incisi ed ancora leggibili alcuni motti di carattere popolare, di cui almeno tre sono decifrabili: “KISU / MILIA / SISEB / SALTA”, “Chi si umilia si esalta”, tratto dai Vangeli di Matteo e di Luca; “Q.INSESPEC / HIATADUPECCA”, “Chi si specchia in se’, pecca”; “CONUS / CITE”, “Conoscete!”; “COTE XIAD EVOC CAMUL / TUVALE / POCU / CUSTA”, “Cortesia di bocca molto vale, poco costa”.

 

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Dalla parte posteriore del tetto si erge un campanile a vela che sostiene una campana. L’interno della chiesa, le cui volte vennero restaurate nel 1656, è a tre navate divise da grandi archi a tutto sesto sorretti da colonne rotonde. Vi si conserva un fonte battesimale in pietra con piedestallo in marmo su cui si legge la data 1589, vicino al quale sono ancora visibili i resti di un affresco, anch’esso cinquecentesco, raffigurante il Battesimo di Cristo. Interessanti sono inoltre alcune tele del XVII e XVIII secolo utilizzate come pale d’altare. Nella cantoria al di sopra dell’ingresso trova posto un bell’organo a 6 registri restaurato nel 1906 dall’organaro teramano Vincenzo Di Pietro. Era stato costruito nel 1760 da Adriano Fedri (1719-1797), noto organaro che nel 1756 aveva già costruito l’organo della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Fano Adriano e nel 1758 quello della Chiesa di S.Salvatore di Morro D’Oro. I più recenti lavori di ristrutturazione della struttura risalgono al 1980. Del 1984 è invece la casa parrocchiale, costruita sui resti della Chiesa di S.Martino, sulla lunetta del cui portale trova posto una ceramica castellana opera dell’artista Arrigo Rosa, raffigurante S.Pietro e S.Andrea, protettori di Castelbasso, accanto ad una grande croce.

 

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Classe 1956, perito elettronico industriale, ho conseguito attestati riconosciuti per attività su reti cablate LAN presso la IBM Italia. Ho svolto la mia attività lavorativa c/o Roma Capitale sino al 2020. Autore, nel 2014, del sito Abruzzo Vivo.

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